Non profit
Dall’acciaio alla moda Nei magazzini Falck nasce “Made in Mage”, 15 artigiani al servizio del vestire sostenibile
Sesto San Giovanni
di Redazione

Per contratto dovranno sgombrare i locali solo due volte all’anno. Durante le fiere e gli eventi espositivi. Il resto dei giorni, per tre anni, potranno lavorare anche di notte. Padroni, di fatto, dei Magazzini Generali Falck di Sesto San Giovanni. L’ex deposito ricambi della mitica acciaieria, di proprietà del Comune dopo la chiusura del complesso industriale, sarà la bottega in cui prenderanno forma le creazioni dei 15 vincitori di “Made in Mage”, il bando per l’avvio di atelier e laboratori di moda critica promosso dal municipio dell’ex Stalingrado d’Italia e dal multiplicity.lab del Politecnico di Milano. Stilisti, creativi, designer, artigiani, associazioni culturali e cooperative attivi nel settore della moda e del design sostenibile – questi i soggetti che potevano presentare i progetti – proveranno a riconvertire un pezzo di archeologia industriale in un incubatore di realtà artigianali.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Terre di mezzo Eventi-Critical Fashion, Esterni e la Nuova Accademia di Belle Arti Milano, si propone infatti di sostenere le giovani realtà creative, di incentivare il riutilizzo di edifici vuoti o sottoutilizzati e di ridare infine una chance a un importante pezzo di storia lombarda e nazionale. Attualmente il sito è già occupato da una scuola di formazione professionale e dall’Agenzia Formazione, orientamento e lavoro della provincia di Milano. Rimanevano inutilizzati i 1.700 metri quadri ora messi a disposizione di “Made in Mage” (dalle iniziali di Magazzini Generali). L’iniziativa mette insieme, dunque, l’industria pesante del passato, le acciarie; quella leggera del presente, il design; quella responsabile del futuro, l’impresa sostenibile. L’impresa, cioè, che guarda all’ambiente ma anche al sociale.
Come, solo per citare alcuni dei progetti ammessi, le fasce per tenere i neonati di Mammarsupio, realizzate dai soci di una cooperativa sociale, i modelli scomponibili di Laafia, fatti con tessuti africani, o i capi di Alìta realizzati con fondi di magazzino e materiali di scarto.
I giovani selezionati hanno ricevuto gli spazi in comodato d’uso gratuito a dicembre 2010. Li lasceranno a luglio 2013. Non dovranno dunque pagare l’affitto ma versare soltanto un contributo per le spese di mantenimento dello stabile, e cioè per i costi vivi e per la manutenzione ordinaria. I promotori, Comune e Politecnico, si sono fatti carico di predisporre gli spazi con i servizi (luce, acqua e bagni). I grandi ambienti vuoti rigati da lunghe file di colonne, altra caratteristica dell’iniziativa, non saranno divisi da muri ma soltanto da stoffe o strutture leggere, costruite con pallet. Le 15 realtà artigianali del critical fashion e del design sostenibile dovranno insomma provare a fare squadra. E dovranno aprirsi al territorio. La commissione di esperti, infatti, ha tenuto conto nella valutazione anche dell’offerta di servizi alla comunità locale e della collaborazione con progetti e attività presenti sul territorio.
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