Non profit
Dalle notti magiche agli scheletri di periferia l’incubo infinito delle città di Italia 90
Cosa è rimasto degli alberghi progettati per il Mondiale
di Redazione
Ogni ecomostro fa storia e imbarazzo a sé. E tuttavia c’è un filo rosso che collega gli scheletri di diverse città italiane. Quelle che hanno ospitato i Mondiali del 1990. E le cui amministrazioni hanno stanziato risorse per favorire l’accoglienza dei tifosi. Il risultato? Tanti alberghi, parecchi dei quali mai conclusi. Milano, San Giuliano Milanese, Pioltello, Brescia, Massa Carrara… Scheletri nati a tavolino, vien da dire, sfruttando la normativa e sottraendo risorse pubbliche.
È andata così. In previsione dei Mondiali venne approvata, a fine dicembre 1988, la legge 556 che introdusse misure «urgenti e straordinarie» (notate, l’endiadi di sempre) per la realizzazione di strutture ricettive turistiche in grado di far fronte alle esigenze derivanti dal campionato mondiale. Consentiva, tra l’altro, il rilascio di concessione edilizia in deroga (pur di soddisfare l’interesse pubblico). Concessioni e finanziamenti sui quali si sono gettati molti imprenditori. Sono nate così parecchie cattedrali delle periferie, inutili e per lo più orrende: molte di esse, nonostante le polemiche, gli scandali e le inchieste, sono ancora lì (polemiche su sprechi per la verità non solo alberghieri: l’Air Terminal Ostiense, ad esempio, non è mai stato utilizzato e oggi è una tendopoli di migranti nel cuore di Roma; la ferrovia di Farneto, costata 15 miliardi di lire, è stata usata ben quattro giorni).
Così è ancora in piedi il Marble Hotel di Massa Carrara, sul quale dev’esserci stato un intrico di interessi violento assai (tant’è che ancora si indaga sull’attentato che fece saltare in aria l’automobile su cui viaggiava l’ingegnere che dirigeva i lavori). Egualmente è sempre lì il Brescia Palace, a due passi dalla stazione ferroviaria. Avrebbe dovuto essere un 5 stelle con sala congressi da 680 posti e si è rivelato un buco clamoroso da 15 miliardi delle vecchie lire. Dopo aver a lungo fornito ospitalità a migranti e senza tetto, lo scheletro è stato acquistato, pochi mesi fa, dalla Meridiana che ne ha cambiato la destinazione d’uso. Diventerà un polo direzionale. I lavori sono iniziati da qualche settimana.
Le soluzioni promesse
Recuperare le strutture sarebbe stata la via più ovvia. Si sta dimostrando la meno praticabile. A Pioltello, ad esempio, per riutilizzare gli oltre 100mila metri cubi dell’ecomostro della Melghera, nel quartiere Molinetto, si sono fatti molti progetti. L’ultima intesa fra Comune e proprietà (una società con sede in Pakistan) risale al dicembre scorso e prevede l’abbattimento di un terzo dell’edificio e nuovi lavori per la parte rimanente (faranno appartamenti, uffici e negozi). Ma per ora l’intesa è sulla carta. Nemmeno a questo punto si è invece arrivati per l’albergo Mundial, che domina il paesaggio della periferia sud-est di Milano (la Beni Stabili, che ne è ancora proprietaria, prevedeva di costruire 300 stanze). Nonostante la pressione del Nuovo comitato Ponte Lambro, ha prevalso l’inerzia. «Gli architetti Marco Romano e Stefano Colombo hanno messo a punto per noi», spiega il presidente Antonio Macchitella, «un progetto di recupero dell’intero quartiere che prevede la demolizione dello scheletro. Lo abbiamo presentato a tutti, dal sindaco al prefetto, ma ancora non è successo nulla». Eppure dal 90, a ogni tornata elettorale, fioccano promesse e progetti: lo scheletro avrebbe via via dovuto diventare un carcere, poi un polo sanitario, poi una caserma… Anche l’attuale assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, non ha lesinato annunci: «L’ecomostro di Ponte Lambro sparirà», ha detto nel marzo 2008.
Mondiali spreconi
Di fatto, l’unica struttura alberghiera alla fine demolita è quella di San Giuliano Milanese, il Blu Residence (i cui lavori, avviati nel 1975, ripresero grazie ai finanziamenti legati al campionato ma non vennero mai conclusi). Quattordici piani di acciaio e cemento per distruggere i quali è stata chiamata la stessa impresa che ha demolito Punta Perotti. Non tutti gli alberghi costruiti in occasione dei Mondiali sono diventati scheletri. Alcuni finanziamenti sono andati a buon fine e ancora oggi le strutture sono funzionanti. Non che siano bellissimi, se è vero che «l’opera che maggiormente crea disagio e malessere» al primo cittadino di Montecatini, Giuseppe Bellandi, è l’Hotel Paradiso, celestialmente edificato nel 1990 perché ospitasse i tifosi da tutto il mondo.
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