Mondo
Dall’ici all’Imu la fregatura è servita
La bozza prevede l'estensione alle onlus del pagamento
di Redazione
Una riforma fiscale con sorpresa (cattiva) per le onlus. È quella licenziata dal governo sotto forma di decreto legislativo che, se la bozza non subirà modifiche nel corso dell’iter parlamentare, di fatto allargherà il pagamento dell’Ici (imposta comunale sugli immobili, che prenderà il nome di Imu, – Imposta unica municipale) anche agli enti non commerciali. Nello schema normativo gli immobili detenuti dagli enti non commerciali godrebbero solo della riduzione a metà dell’imposta.Mentre i primi di agosto eravamo tutti indaffarati nel vacuo delle vacanze, il governo licenziava una prima bozza di riforma fiscale sotto forma di schema di decreto legislativo. All’interno di questo schema – che comunque deve “subire” un iter non breve prima di ergersi a legge – troviamo, come anticipato dal portale di Vita, una novità clamorosa, che tocca gli interessi e le finanze degli enti non profit. L’Ici, perché è di questa imposta che stiamo parlando, starebbe per vivere gli ultimi mesi della sua tormentata vita, e chi ne farebbe le spese sarebbero gli enti senza scopo di lucro. Nello schema, infatti, troviamo che essa sarà inglobata (assieme ad altri tributi locali) dall’Imu – Imposta unica municipale, la quale non prevede però di mantenere le esenzioni ad oggi operanti per il non profit.
Diciamola tutta: l’articolo che ad oggi regola l’esenzione dei nostri enti è un pasticcio, che negli anni ha portato a diversi cambiamenti di rotta e di interpretazione da parte del legislatore, con molteplici pronunce dell’Agenzia delle entrate (ne ho contate più di venti), del dipartimento delle Finanze (ministero dell’Economia), e dei giudici tributari. Proprio da queste pagine, all’inizio dello scorso anno commentammo una circolare del dipartimento delle Finanze (2/09) che aveva posto sulla materia alcuni paletti in qualche modo “definitivi”, anche se non tutti condivisibili. Sul tema continuano a scontrarsi opposte fazioni soprattutto a riguardo dell’imponibilità o meno degli immobili detenuti dalla Chiesa cattolica e da questa utilizzati promiscuamente anche per attività commerciali. Non ci addentriamo nella questione, anche perché qui non ci interessa. Ci interessa invece rilevare che la nuova Imu farebbe piazza pulita delle discussioni e delle interpretazioni di legge (e questo è bene) in quanto non ammetterebbe esclusioni di sorta per gli enti che non hanno finalità commerciali (e questo è male). Dato che notoriamente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, nello stesso schema di decreto legislativo si legge anche che gli immobili detenuti dagli enti non commerciali godrebbero della riduzione a metà dell’imposta. In merito all’iter, il governo chiederà il parere delle commissioni parlamentari competenti per materia e dovrà “uscire” con i decreti legislativi entro maggio 2011.
Cosa può fare il non profit? Credo sia bene chiederselo, giacché troppe volte le rappresentanze del terzo settore hanno dovuto giocare di rimessa e in ritardo; giusto per rammentare, il 5 per mille, il modello Eas, le modifiche della 266/91 inserite in progetti di legge che nulla hanno a che fare con il volontariato. Il mio suggerimento è che ci si informi sulla portata e le conseguenze e si prema sul governo e sulle commissioni affinché non si vada nuovamente a prelevare risorse da chi quelle risorse le utilizza per il bene comune.
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