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Darfur: lo Sla firma la pace, è una svolta
Dopo la scadenza del limite fissato per raggungere un accordo, a sorpresa il leader Minnavi ha sottoscritto l'intesa con il governo sudanese.
di Redazione
Dopo una lunga notte di negoziati in cui pareva tutto finito, e senza intese, colpo di scena stamane ad Abuja (Nigeria), dove da due anni si svolgono i negoziati sul Darfur, la martoriata regione dell’ovest del Sudan. Il principale gruppo dei ribelli, la fazione maggioritaria dell’Sla (Esercito di liberazione del Sudan), ha infatti deciso di firmare l’intesa di pace, sulla scorta delle ultime concessioni effettuate nella notte dalla diplomazia internazionale.
Cio’ rende meno pesanti, e marginalizzabili, i ‘no’ venuti nella notte dall’altro gruppo ribelle, il Jem (Movimento per la giustizia e la liberta’), e dall’ala minoritaria, quella intransigente, dell’Sla. La data limite per l’accordo (gia’ prorogata per due volte consecutive di 48 ore) scadeva alle 24 locali di ieri (l’una della notte scorsa in Italia). Ma I colloqui sono andati avanti, anche se verso l’alba la situazione era drammatica, ed appariva compromessa. Per primo il Jem diceva seccamente ‘no’ alle ultime proposte avanzate da una diplomazia di vertice in una serie di incontri serrati.
I mediatori andavano dal ‘numero due’ del dipartimento di stato americano Robert Zoellick al ministro britannico dello sviluppo internazionale Hilary Benn, a tutto il vertice dell’ Unione africana (Ua), oltre a numerosi presidenti africani ed esponenti di rilievo dell’Onu e dell’Ue. Poco dopo un secondo ‘no’, quello di un’ala, la piu’ intransigente, del principale gruppo di ribelli, l’Sla, quella che fa capo a Mohammed al Nur.
L’ultima speranza era cosi’ concentrata sull’ala pragmatica (e maggioritaria, anche sul campo) dell’Sla, il cui leader e’ Minni Arcua Minnavi, che nella notte aveva lasciato ancora una porta aperta.
Dopo il pressing finale è arrivato il ‘si’, sia pure ancora con qualche riserva, di Minnavi – che comunque, stando a fonti Ua, firmera’ – sulla divisione del potere. I maggiori punti di dissenso riguardavano: unitarieta’ del Darfur (attualmente diviso in tre); rappresentativita’ di alto livello (magari vicepresidenza) di un esponente del Darfur nella leadership federale; disarmo delle milizie arabe (i famigerati Janjaweed, letteralmente diavoli a cavallo, autori di stragi ed orrori spaventosi contro la popolazione civile), inserimento dei ribelli nell’esercito regolare; e rimborsi alle vittime.
La svolta di stamane sembra poter far tornare la situazione sotto controllo, dopo una tragedia durata oltre tre anni, e che anni richiedera’ per essere sanata.
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