Mondo
Darfur, Sudan: no alle pressioni Usa
Il rappresentante di Khartoum al tavolo dei negoziati di pace per il Darfur, Nafi Ali Nafi, ha attaccato Condoleeza Rice.
di Redazione
Il rappresentante di Khartoum al tavolo dei negoziati di pace per il Darfur, Nafi Ali Nafi, ha lanciato un duro attacco al Segretario di Stato Usa Condoleezza Rice. “Può leccarsi i gomiti (espressione sudanese per indicare qualcosa di molto improbabile, ndr), se pensa che Khartoum si inginocchi alle sue condizioni e accetti le sue pressioni o quelle della comunità internazionale”, ha dichiarato Nafi a una folla riunita ad Adeed Raha, località al confine tra Darfur e Kordofan, secondo l’agenzia Apbs.
Condoleeza Rice ha incontrato la scorsa settimana il ministro degli Esteri sudanese, Deng Alor, e il consigliere della Presidenza, Mustafa Ismail. Stando a quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, il Segretario di Stato ha invitato le autorità sudanesi a “fare tutto il possibile per mettere fine alle violenze in Darfur, a collaborare appieno con l’Unione africana e le Nazioni Unite nel dispiegamento della forza di pace, a fare il possibile per facilitare l’accesso delle organizzazioni umanitarie così da garantire gli aiuti e a mettere fine agli attacchi in corso”. Inoltre, Rice ha sollecitato Khartoum ad applicare l’accordo di pace con il Sud Sudan, il Comprehensive Peace Agreement, firmato nel gennaio 2005 dopo 21 anni di guerra civile tra nord e sud del paese.
Stando a quanto riferito oggi dal Sudan Tribune, Nafi ha dichiarato che il Sudan “non volterà le spalle ai valori della sharia e alla propria sovranità”, quindi ha lanciato un monito alla forza ibrida Onu-Ua presente in Darfur: “La forza ibrida o la forza della grana (in arabo, il termine ibrido può diventare grana cambiando una sola lettera. Secondo il Sudan Tribune, il governo ricorre spesso a tale alterazione per ridicolizzare la missione, ndr) non potrà intervenire oltre i limiti concordati”. Il rappresentante del governo ha poi bollato come “banditi e assassini” i militanti del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), uno dei due principali gruppi di ribelli che hanno impugnato le armi contro Khartoum per chiedere maggiore autonomia e una più equa distribuzione della ricchezza nazionale: “Sono bravi a saccheggiare e uccidere gente innocente”.
Nelle ultime settimane, il governo sudanese ha lanciato nuove offensive militari contro la roccaforte del Jem nel Darfur Occidentale, coadiuvato dalle milizie arabe dei janjaweed (diavoli a cavallo, ndr): dopo l’attacco dell’8 febbraio contro tre località vicine alla capitale Geneina, costato la vita a circa 200 persone, ieri nuovi bombardamenti hanno preso di mira un campo sfollati nei pressi della località di Jabel Moun. Il conflitto scoppiato nel febbraio 2003 ha causato finora almeno 200.000 morti e oltre 2,5 milioni di sfollati e profughi.
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