Scampato pericolo: è così che la Società italiana di cure palliative guarda al ddl uscito dalla commissione Affari sociali della Camera, dove il testo concordato in un anno è stato stravolto e poi ricomposto. Il giudizio di Giovanni Zaninetta, presidente della Sicp, è «moderatamente positivo. Il ddl deve essere migliorato in aula e soprattutto vigileremo sui decreti attuativi, che daranno gli strumenti operativi». Bene l’istituzione di un Osservatorio («finalmente avremo dati più consistenti del numero di dosi di morfina», dice Zaninetta) e il salvataggio in extremis delle due reti: cure palliative da un lato, terapia del dolore dall’altro. Zaninetta è generoso quando parla del tentativo di sovrapporre le due reti come di un «equivoco semantico», anche se ammette che «l’attenzione alle terapie del dolore è sollecitata anche dall’interesse delle case farmaceutiche, mentre il supporto olistico delle cure palliative è un impegno orfano». Il ddl invece è bocciato là dove non prevede una sanatoria per i medici che lavorano nelle cure palliative ma con una specializzazione diversa da quelle ora previste nel ddl per accedere al nuovo master. Ottimismo sui finanziamenti: «Se i decreti attuativi disegneranno in modo chiaro l’organizzazione della rete, allora la rete trascinerà fondi». Il primo passo è quello di vincolare davvero alle cure palliative una parte del fondo sanitario nazionale: per Zaninetta, infatti, oggi le Regioni usano discrezionalmente i fondi per le cure palliative domiciliari, per generiche cure domiciliari. (S.D.C.)
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