Famiglia

De Angelis, la poesia è obbedienza alla vita

Novità. Il ritorno del più importante poeta vivente italiano.

di Redazione

Il 1976 è un anno cruciale nella storia della letteratura italiana: viene pubblicato Somiglianze, esordio di Milo De Angelis, un libro che un quarto di secolo dopo continua a influenzare le giovani generazioni come pochissimi altri e segna l?ultima svolta nella storia della poesia del XX secolo. De Angelis impose subito il pensiero al centro della poesia: in quei versi tragici e lucidi l?elemento universale si esprimeva attraverso un ascolto furioso del mondo, in un implacabile, serrato, duro e allo stesso tempo lirico e struggente resoconto della Necessità.
In Tema dell?addio, il sesto libro del poeta milanese, non si è perso nulla di quella forza. L?opera è strutturata come un romanzo o un diario, scandita secondo il principio del tema e della variazione. Reinventore del linguaggio metaforico e del simbolo, De Angelis continua l?esercizio di un linguaggio potente e nuovo; la sua poesia è sempre conoscenza e mai confessione sentimentale, oggettiva e mai soggettiva. Le parole recuperano la memoria e la cura in un mondo dove ha fatto irruzione l?eternità, la dimensione dell?assoluto come una ferita non rimarginabile.
Un lucido sguardo visionario si chiude su un universo lacerato e trepidante di stanze d?ospedale e d?albergo, sul corpo come luogo dell?incubo, mentre la vena della vita viene drammaticamente a mancare: la realtà si identifica con un?immagine femminile perduta eppure mai perduta. Si compie la misurazione di un universo squarciato dall?assenza e dal commiato; il dettato limpido, accorato ma inflessibile opera la sconvolgente scoperta della bellezza dentro il lutto fulminante, e registra tutta la forza del perduto.
In questa cronaca di uno sfinimento, dove «la morte non ha più tempo», la debolezza è assurta a categoria della conoscenza. Rigorosa meditazione metafisica, terribile e soave ripresa di un tema definitivo come amore e morte, Tema dell?addio è soprattutto un estremo esercizio di obbedienza nei confronti del mondo, una ricognizione dell?incubo tra una memoria eterna e una pulsante inesorabile quotidianità, una sofferta celebrazione del visibile e dell?invisibile, legati l?uno all?altro.
Sullo sfondo, protagonista silenziosa e assediata di parole, Milano e la sua periferia, il suo essere assolutamente moderna e assolutamente storia, nuda con le sue brutture e il suo senso del sacrificio, in una desolazione sublime e atroce che pare contenere la maggiore quantità di vita possibile. Andrea Leone

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