La legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (Legge finanziaria 2008) aveva finalmente equiparato la maternità adottiva a quella biologica, elevando da 3 a 5 mesi anche il congedo di maternità spettante in caso di adozione. Un provvedimento atteso da tempo è venuto a sanare una situazione di palese ingiustizia e disparità tra mamme che devono sospendere il lavoro per prendersi cura di un figlio nato dalla loro pancia e mamme che sospendono il lavoro per occuparsi di bambini che figli sono per decreto di adozione.
Tutto a posto, allora? No, purtroppo, perché anche all’interno della maternità adottiva, esistono mamme di serie A e mamme di serie B. Sempre più numerose, infatti, le mamme che lavorando sotto il sistema della gestione separata (i famosi precari COCOCO e COCOPRO ecc.) hanno presentato domanda di maternità all’INPS dopo la Finanziaria 2008 e ahimè si sono viste liquidare solo 3 mesi, invece dei 5 previsti. Per loro il principio di equiparazione fra le due maternità sancito dalla Finanziaria 2008 non ha funzionato, perché? Sono anch’esse mamme che nel corso degli anni hanno lavorato e versato contributi previdenziali, ma al loro lavoro e ai loro contributi, l’INPS non ha dato lo stesso peso. Cosa dire quindi di questo tempo a loro rubato che è invece essenziale per i loro figli adottivi, in tutto uguali a quelli di altre mamme adottive lavoratrici dipendenti? Sono comunque bambini bisognosi di amore e attenzione, indipendentemente dai genitori che la vita gli dà in sorte, ma scivolano anch’essi di categoria: mamme a gestione separata e figli a cura separata!
Scrive un gruppo di mame che si sono coordinate per denunciare la discriminazione: «Per chiarire, ribadiamo che qui non si tratta delle ore di allattamento, dei permessi per la malattia dei figli e di altri diritti a tutela della maternità di cui beneficiano le lavoratrici dipendenti e non le co.co.co., co.co.pro., e le lavoratrici autonome, perché questi sono diritti che le iscritte alla gestione separata INPS non hanno neanche per i figli biologici. Ciò che sta al centro della nostra preoccupazione è la totale negligenza del sistema rispetto a un principio che, trattandosi di figli adottivi, è basilare: questi figli attesi per anni e voluti con tanta determinazione, non solo necessitano di cure e affetto, ma sono sempre più spesso grandicelli e portatori di “bisogni speciali”, per cui nasce l’esigenza della vicinanza fisica della mamma, soprattutto nei primi, importantissimi mesi di vita in famiglia. I 5 mesi di congedo, così come per le lavoratrici dipendenti, per noi genitori e per i nostri bambini che spesso per troppo tempo sono stati senza mamma, sono vitali».
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