Welfare

Di amico in amico la pace cresce senza badare alle fedi

di Redazione

di Karim Bruneo
Le domande e i dubbi sulla capacità di creare reti ed instaurare rapporti privilegiati tra popoli geograficamente adiacenti o culturalmente e linguisticamente affini sorgono spontanee e sono lecite, assieme al pessimismo e alla tristezza che germogliano davanti a tragedie che scoppiano per motivi futili e in un contesto dove la violenza e l’odio dovrebbero sempre e comunque lasciare spazio allo spettacolo e alla sportività. Paradossalmente, i sentimenti nazionalisti e patriottici sembrano, talvolta, non prevalere in altri settori più appetibili ma lasciano spazio alla volontà dei governi di Paesi appartenenti alla stessa regione di cooperare per la generazione di valore aggiunto condiviso.
È il caso dell’economia e del commercio e l’esempio delle Q.I.Z. (Qualifying Industrial Zones) in Medio Oriente è emblematico in quanto, oltre ad apportare benefici di ordine finanziario e sociale, mira a porre forti basi economiche al processo di pace israelo-palestinese. Le Q.I.Z. sono distretti industriali e zone di libero scambio istituite a partire dal 1996, in collaborazione con Israele, in Giordania, Palestina ed Egitto, al fine di trarre vantaggio dagli accordi commerciali tra Usa e Israele. Il programma siglato nel 2004 tra il Paese delle piramidi e Israele prevede il libero accesso nel mercato statunitense dei beni prodotti all’interno di tali Q.I.Z., che incorporino il 35% di valore aggiunto egiziano, di cui l’11% di origine israeliana, senza limitazioni tariffarie o di quota. Israele offre, pertanto, materiali per la produzione di capi di abbigliamento all’Egitto che, grazie al basso costo della manodopera locale, può incrementare la sua quota di export verso gli Usa di prodotti tessili e beneficiare degli impatti sociali in termini di occupazione, soprattutto delle donne. Le reazioni dell’opinione pubblica egiziana alla sigla del patto commerciale sono state contrastanti a causa dei valori insiti – che vanno oltre il commercio e toccano serie questioni di politica -, tuttavia gli accordi di cooperazione segnano indubbiamente un notevole cambiamento di rotta nei rapporti diplomatici tra i due Paesi mediorentali. Emerge, così, come l’intraprendenza a livello economico e commerciale può davvero rappresentare una best practice di volontà di realizzare dei network, che gli agenti sociali, economici e politici dovrebbero seguire e imitare. Non serve alimentare il distacco e le contrapposizioni tra leader e popolo, troppe volte immagine di ignoranza e manifestazione di violenza, bensì adoperarsi al fine di raggiungere un equilibrio di cui tanti Paesi arabi purtroppo ancora non godono e che può intellettualmente essere raggiunto tramite una logica molto semplice di cooperazione: il successo del mio vicino può corrispondere anche al mio.