Welfare

Dieci imprese di comunità per regolarizzare le badanti

Il progetto a Napoli, con Italia Lavoro

di Redazione

Creare dieci “Imprese di comunità” a Napoli, una per ogni quartiere, formate da famiglie che usufruiscono del lavoro di cura degli immigrati. È il progetto promosso dall’Assessorato alle politiche sociali e l’immigrazione del Comune di Napoli e che verrà approvato nell’ambito del Piano sociale di zona. L’iniziativa si integra con un progetto di Italia Lavoro S.p.A. che prevede la riqualificazione di colf e badanti stranieri e il finanziamento degli oneri contributivi necessari a regolarizzarli su tutto il territorio della regione Campania.

 

«Si tratta di un programma – spiega l’assessore Sergio D’Angelo – per la creazione e la promozione di imprese di comunità formate da famiglie, datrici di lavoro di colf e badanti immigrati, al fine di favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro». Le imprese autogestiranno la selezione, la reperibilità, le ferie e le sostituzioni di colf e badanti e ne promuoveranno la formazione e riqualificazione professionale.

 

Una funzione importante attesa dal progetto è l’emersione del lavoro nero. Il progetto prevede la creazione iniziale di 10 imprese di comunità: verrà bandito un avviso pubblico per selezionare 10 associazioni, una per municipalità, che svolgeranno il ruolo di tutor delle imprese sociali. Si conta di coinvolgere circa mille famiglie e altrettanti migranti grazie a una grande campagna di comunicazione.

Il Comune di Napoli si impegnerà nel progetto con un finanziamento di 500 mila euro che coprirà le spese della creazione e della gestione del servizio delle imprese di comunità, la formazione delle famiglie e parte della riqualificazione professionale di colf e badanti. Italia Lavoro finanzierà il progetto con 2 milioni di euro destinati a cofinanziare con il Comune di Napoli la formazione di colf e badanti e a finanziare per il primo anno gli oneri contributivi necessari a regolarizzare i migranti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.