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Difensori civici comunali, difendiamoli dai tagli della Finanziaria

di Redazione

La proposta legislativa, prima nella bozza di Carta delle autonomie, poi nella Finanziaria, con la quale si vuole abrogare la difesa civica comunale per ricondurla alle Province, che peraltro sono libere di attivarla o meno, è uno scippo ai cittadini. Questa abrogazione della difesa civica comunale sta passando quasi senza che si senta una voce contraria e i difensori civici vengono dipinti alla stregua di un organo di sottogoverno, una poltrona da tagliare.
La difesa civica spesso, invece, funziona bene e non è difficile documentarlo, perché a differenza di tanti altri organi ammministrativi le relazioni sono sempre pubblicate e sono ricche di dati oggettivi. Che la difesa civica in Italia abbia bisogno di una riforma è fuori discussione: in primo luogo bisognerebbe avere un sistema nazionale ed obbligatorio di tutela non giurisdizionale dei diritti, basato sul principio di sussidiarietà. Tutti gli europei, tranne gli italiani, hanno un difensore civico a cui rivolgersi: perché riduce il lavoro dei tribunali, perché è un sistema per controllare l’operato della pubblica amministrazione e perché non sempre si può far ricorso al giudice. In secondo luogo bisognerebbe garantire un’elezione trasparente, con maggioranze qualificate ed audizioni pubbliche, lasciando che i nomi dei candidati emergano dalla società civile e selezionando preventivamente le candidature in base a competenze ed esperienze analiticamente documentate. Non sarebbe poi male mettere ordine nella giungla dei compensi (perché non viene fatto?), ma già oggi nella maggior parte dei casi sono piuttosto ridotti rispetto a quelli degli amministratori, e si tratta di un’attività che richiede parecchia preparazione tecnica.
In realtà un difensore civico che fa il suo mestiere dà fastidio perché controlla la politica e la pubblica amministrazione, denuncia gli abusi, le disfunzioni, i ritardi.
L’aver messo mano al problema poteva essere un’occasione per renderlo più efficace, rendendo più efficace l’amministrazione con il difensore civico. Invece ci si limita ad un taglio operato senza un criterio razionale, per cui potrebbe avere un difensore civico la Provincia con poche decine di migliaia di abitanti, mentre non ce l’avrà il Comune che ne conta qualche milione. Non è nemmeno una questione di risparmio sui costi: semplicemente verranno trasferiti in capo ad un ente diverso. Sempre che Province e Regioni vogliano farlo funzionare.

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