Mondo
Dilaga la rivolta
Incendi e saccheggi si sono diffusi anche in altre città come Birmingham, Bristol and Liverpool. Oggi riunione di emergenza a Downing Street
di Redazione
Dai quartieri periferici di Londra, per la terza notte successiva, le rivolte e i saccheggi si sono diffusi anche in altre città della Gran Bretagna, come Birmingham, Bristol and Liverpool, mentre il primo ministro David Cameron, interrotte ieri sera le vacanze in Toscana, è rientrato nella capitale dove presiederà in giornata a una riunione di emergenza a Downing street. Ecco cosa scrivono oggi i giornali
CORRIERE DELLA SERA
“Caos e violenza a Londra” è il titolo del richiamo in prima pagina che rimanda ai servizi delle pagina 16 e 17. «È l’intifada di arrabbiati e disoccupati, pure di delinquenti comuni che si mischiano e si organizzano in gruppetti, che si danno appuntamento per le razzie, incendiano edifici, rapinano megastore», scrive il corrispondente Fabio Cavalera raccontando la situazione a Brixton, dove poveri e minoranze innescano la rabbia delle gang e conclude: «Non è una ribellione di massa. È guerriglia che coinvolge soggetti diversi per estrazione. Difficile da controllare e da spegnere. L’insurrezione dei giovani neri e bianchi disperati e dei selvaggi delle gang. Clima orribile». Un taglio basso spiega che in questo caso la «protesta corre sui messaggi criptati dei BlackBerry e che qui i giovani si affidano agli smartphone e non a Facebook e Twuitter, popolari nelle rivoluzioni arabe».
LA REPUBBLICA
“Cresce la rivolta, Inghilterra a ferro e fuoco” è intitolato il taglio medio in prima pagina. Due anche in questo caso le pagine interne dedicate alle rivolte in Gran Bretagna. Secondo lo scrittore Kanif Kureishi, nato da padre pachistano e da madre inglese e conoscitore del malessere delle periferie: “Questo è solo l’inizio, adesso la rivolta contagerà tutta l’Europa”. «Le proteste – spiega Kureishi in una intervista – scaturiscono da un malessere con radici principalmente economiche. Non a caso la rabbia si è scagliata soprattutto contro i negozi, simbolo dell’accesso al benessere che gli viene negato». E alla domanda “Come arginerà il governo la protesta”, risponde: « Ci vogliono investimenti, soldi. Che il governo non ha. Come del resto non ne hanno Italia, Grecia, Spagna. Per questo credo che siamo solo all’inizio di un periodo di forte instabilità sociale». L’inviato Rosalba Castelletti raccoglie il commento di Lee Jasper, attivista per i diritti delle minoranze secondo cui «Il malcontento covava da anni, frutto di tanti abusi. Qui la disoccupazione è altissima e il governo che fa? Taglia i servizi pubblici e ogni iniziativa sociale. Bisognerà tornare a dare fondi alla comunità».
IL GIORNALE
Il commento sulle rivolte in Gran Bretagna “Il crollo annunciato di Londra multietnica” è affidato a Fiamma Nirenstein che scrive: «Sono rivolte sanguinose e sempre più preoccupanti, l’ennesima dimostrazione di come il modello di metropoli multiculturale sia fallito…. Da dove nascono dunque i “riots” di Londra? La sensazione è che la loro origine è nel ventre profondo del mondo contemporaneo, dove l’oscurità è invincibile. Parliamo dell’insofferenza reciproca di gruppi che non ne possono più l’uno dell’altro, che si sono spintonati odiandosi nel mondo globalizzato, chi col cuore pieno di aggressività verso gli ex dominatori, ospiti ritenuti incapaci di generare in loro amore, chi sentendosi assediato e minacciato».
IL MANIFESTO
“È la protesta di giovani senza futuro che urlano al mondo la propria rabbia” si intitola l’intervista a pagina 9 allo scrittore Mark Perryman secondo cui «I giovani che protestano non sono assolutamente politicizzati: non hanno particolari rivendicazioni, non chiedono un fdialogo con l’autorità. Semplicemente non hanno futuro, si sentono ignorati. Facendo le rivolte vogliono essere notati, vogliono che si parli di loro… Il problema principale è che c’è tutta una parte della popolazione completamente disconnessa dalla società, che chiede con ogni mezzo di essere notata e ascoltata… L’unica soluzione possibile è cambiare questa situazione e far integrare nella società tutti quelli che sono tagliati fuori. Sembra una banalità, ma è l’unica soluzione».
AVVENIRE
“La crisi fa riemergere lo spettro degli anni Ottanta” è la tesi dell’articolo di Elisabetta Del Soldato che raccoglie il commento dell’analista della Bbc Matt Prodger: «Il governo taglia i servizi sociali che tengono i ragazzi lontano dai guai. Si aspetta che gli enti di carità, attraverso il volontariato, riescano a colmare le carenze. Ma ovviamente qualcosa non sta funzionando».
LA STAMPA
Vittorio Sabbadin firma “La rivolta dei senza famiglia” e scrive: « A Totthenam nessuno trova lavoro, la scuola fa pena, le famiglie si disgregano e Northumberland Park Ward, il quartiere al centro di tutte le sommosse, è rimasto una delle zone più depresse d’Europa… Mentre tutti tendono a dare la colpa della rivolta alla crisi economica globale, solo il «Daily Telegraph», in questi giorni, ha sostenuto la tesi che i tagli del welfare non c’entrano nulla e che la rivolta ha ragioni più antiche e complesse… Ancora il «Guardian», un giornale sempre attento al disagio sociale, notava come la Gran Bretagna sia il Paese occidentale con il più grande divario economico nella popolazione: il 10 per cento dei più ricchi è 100 volte più ricco dei più poveri, come chiunque può capire semplicemente viaggiando in autobus da South Kensington ai quartieri a Nord di Londra. Più le disuguaglianze in un Paese sono forti, più cresce la possibilità che il disagio sociale esploda. Gli eventi di Tottenham forse potranno fare riflettere chi, negli Stati Uniti come in Europa, sta decidendo quale modello sociale sarà il più adatto a sopravvivere alla crisi e a ricominciare».
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