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DIRITTI UMANI. Amnesty: La sicurezza non sia un alibi.
Domani cade il 60esimo della Dichiarazione. L'organizzazione lancia un appello ai governi
di Redazione
Amnesty International ha chiesto oggi ai governi di fare del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani (Dichiarazione) un momento di azione e non di mera celebrazione.
«Le insensate uccisioni a Mumbai, le migliaia di persone in fuga dal conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, le ulteriori centinaia di migliaia intrappolate in condizioni terribili nel Darfur, a Gaza e nel nord dello Sri Lanka e infine una recessione economica globale che potrebbe spingere altri milioni nella povertà, creano una pressante piattaforma d’azione sui diritti umani», ha dichiarato Irene Khan,
Segretaria generale di Amnesty International.
Di fronte a questo scenario, il 60° anniversario della Dichiarazione cade in un momento in cui il mondo affronta sfide molteplici. Denunciando gli attacchi terroristici di Mumbai, Amnesty International ha messo in guardia i governi dal fare marcia indietro sui diritti umani in nome della sicurezza: «I governi hanno il dovere di proteggere dal terrorismo, ma il carcere a tempo indeterminato senza accusa né processo, la giustificazione e la pratica della tortura e l’erosione del primato della legge non rendono il mondo un luogo piu’ sicuro», ha ammonito Irene Khan.
Constatando l’impatto sui paesi poveri dell’attuale crisi economica, che rischia di gettare altri milioni di persone nella poverta’, Amnesty International ha chiesto ai governi di proteggere i diritti economici e sociali con pari vigore rispetto ai diritti civili e politici.
«Il pregio della Dichiarazione è costituito dall’universalità e dall’indivisibilità. I diritti umani sono universali: ogni persona nasce libera ed eguale in dignita’ e diritti. I diritti umani sono indivisibili: tutti i diritti, economici, sociali, civili, politici e culturali, sono
parimenti importanti, senza alcuna gerarchia», ha proseguito Irene Khan. «Nonostante i progressi degli ultimi decenni in molte aree, l’ingiustizia, la disuguaglianza e l’impunita’ persistono in troppe zone del mondo. Il vero problema è che i governi fanno promesse e adottano leggi ma mancano di darvi seguito».
«È arrivato il momento che i governi riparino a sei decenni di fallimenti nel campo dei diritti umani e diano seguito alle loro promesse», ha concluso Irene Khan.
Ulteriori informazioni
I passi avanti nel campo dei diritti umani conseguiti negli scorsi sei
decenni comprendono:
– l’adozione di trattati internazionali e di legislazioni nazionali;
– il riconoscimento dei diritti delle donne e dei bambini;
– la creazione del Tribunale penale internazionale e i procedimenti per
crimini di guerra e contro l’umanita’ da parte dei tribunali
internazionali e, in alcuni casi, di quelli nazionali;
– l’istituzione dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani
delle Nazioni Unite e, in alcuni paesi, di commissioni nazionali sui
diritti umani;
– la fine dell’uso della pena di morte in oltre due terzi del pianeta;
– i progressi nel controllo delle armi;
– un forte appoggio della societa’ civile ai diritti umani, come
attraverso la rete mondiale dei difensori dei diritti umani e delle
organizzazioni per i diritti umani.
I fallimenti comprendono:
– le massicce violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nei
conflitti armati;
– l’aumento degli attacchi dei gruppi armati e dei gruppi terroristici
contro i civili;
– la violenza contro le donne e i bambini, compreso il reclutamento dei
bambini e delle bambine soldato;
– la negazione dei diritti economici e sociali a milioni di persone che
vivono in povertà;
– la corruzione e l’iniquità dei sistemi giudiziari di molti paesi;
– l’uso della tortura e di altre forme di maltrattamento;
– la negazione dei diritti dei rifugiati e dei migranti;
– gli attacchi agli attivisti, ai giornalisti e ai difensori dei diritti
umani;
– la soppressione del dissenso in molti paesi;
– la discriminazione sulla base della razza, della religione, del genere e
dell’identità.
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