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Diritti Umani: prove decisive potrebbero incriminare Assad

La Commission for International Justice and Accountability sarebbe riuscita ad entrare in possesso di documenti che basterebbero ad incriminare Assad e altri 24 componenti del governo di crimini di guerra, in vista di un possibile futuro processo internazionale

di Redazione

E’ un’operazione durata tre anni quella che avrebbe permesso di raccogliere e fare uscire dalla Siria una serie documenti confidenziali che basterebbero ad incriminare il presidente siriano, Bashar al-Assad e 24 membri ai vertici del regime. La documentazione verrà sottoposta alla Commission for International Justice and Accountability (CIJA) una commissione sostenuta dagli Stati Uniti e da diversi stati dell’Unione Europea e composta da esperti in crimini di guerra, che hanno lavorato in passato ai casi dell’Ex Jugoslavia e del Rwanda e per la Corte Penale Internazionale.

La documentazione si riferisce principalmente alla repressione delle proteste che hanno scatenato il conflitto nel 2011 ed è stata raccolta da un gruppo di 50 investigatori siriani, molti dei quali, secondo il Guardian, hanno dovuto affrontare periodi di reclusione e torture, uno di loro è stato ucciso e un altro ferito gravemente. Le prove sono state raccolte in previsione di un possibile processo futuro sui crimini commessi dal regime, nonostante la Russia abbia usato il proprio veto per impedire al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di autorizzare le indagini sul regime di Assad da parte della Corte Penale Internazionale,

La CIJA sta investigando sulla condotta militare del regime e delle forze di opposizione e ha già portato a termine la preparazione di tre casi. Il primo si concentra sull’organismo ai vertici del regime, la Central Crisis Management Cell (l’Unità Centrale di Gestione della Crisi, CCMC),  tra i nomi, Assad, il ministro degli interni, Mohammad al-Shaar, e Mohammed Said Bekheitan, a capo dello stesso CCMC. Il secondo caso è invece concentrato sull’Ufficio Nazionale della Sicurezza e il terzo coinvolge invece il Comitato di Sicurezza di Deir ez-Zor.

La Commissione dell’ONU istituita a marzo 2013 per investigare sulle denuncie d’impiego di armi chimiche in Siria aveva presentato il 12 dicembre 2013 il suo rapporto conclusivo riconfermando l’uso di agenti chimici nella zona di Ghouta, come anticipato nel suo rapporto preliminare e attestando inoltre l’impiego di gas nervino, indicando le responsabilità dei vertici governativi.

Bill Wiley, a capo del CIJA ha dichiarato ai microfoni del Guardian che il lavoro portato avanti dalla sua commissione è comunque diverso: “La Commissione dell’ONU non si occupa delle responsabilità individuali, non sta quindi preparando dei dossier per i procedimenti penali, non è il loro compito. Loro lavorano su temi più ampi, tra cui l’impatto sociale e i diritti delle donne e delle minoranze. Noi invece siamo concentrati sul diritto internazionale umanitario.”

La CIJA sta portando avanti un’indagine parallela sui crimini di guerra commessi dai gruppi di ribelli.

Secondo il Guardian, nei casi in cui vi è un collegamento locale con un sospettato, diverse magistrature internazionali sono in contatto con il CIJA, cercando sostegno per dei procedimenti penali, ma un’indagine onnicomprensiva sul regime deve aspettare un cambiamento politico a Damasco, o all’interno del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

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