Cronache russe
Dmitry Kholyavchenko: «La mia Russia è preda dell’apatia»
L'imprenditore Dmitry Kholyavchenko racconta la Russia di oggi come un paese dove «l’apatia è diventata lo stato dominante». Dall’estate del 2023 all’inizio del 2025 si è osservato un forte aumento dei prezzi «soprattutto per i beni di largo consumo e per gli alimentari. Le persone non vanno nei negozi, vanno nei banchi di pegno e crescono i ritardi nei pagamenti, soprattutto sui mutui». Ma «non si può dire che tutto sia crollato. Al contrario: tutto regge, ma sulla menzogna, sulla paura e sui soldi del bilancio statale»

Quello che Dmitry Kholyavchenko vede oggi è «un Paese con una maggioranza silenziosamente pacifista, pieno di apatia quotidiana, repressione e con l’inflazione che continua a salire». Dmitry Kholyavchenko è un imprenditore e storico russo. Ha scelto di non emigrare e continua a lavorare nel paese. È uno dei protagonisti del numero di giugno 2023 di VITA “La mia Russia”.
Esiste un sentimento pacifista, ma è silenzioso
Partiamo da qualche dato: cambiamenti significativi nel sentimento pacifista dei cittadini russi sono registrati dai dati del “Levada Center” (aumento dei favorevoli ai negoziati di pace del 6% negli ultimi tre mesi: dal 58% al 64%; e dal 48% al 64% dal settembre 2022) e dal progetto “Russian Field” (se a maggio 2022 il 67% era favorevole a un accordo di pace firmato da Putin, a febbraio 2025 la cifra è salita al 76%). Si rileva che fino al 76% degli intervistati è favorevole alla pace e sostiene i negoziati piuttosto che la vittoria militare. Secondo Oleg Orlov, premio Nobel, una parte significativa della popolazione russa è interiormente contraria alla guerra, anche se non esprime apertamente questa posizione. Questo atteggiamento pacifista latente è anche implicitamente antiputiniano, pur non venendo esplicitato.
Per Kholyavchenko non si può parlare di “svolta” nell’opinione pubblica, sottolineando che si tratta piuttosto di un cambiamento lento e graduale. Nota che persone prima neutrali, ora esprimono più spesso irritazione per la guerra, anche per via delle sue conseguenze economiche. Cominciano a chiamare la guerra con il suo vero nome e non con eufemismi (come “operazione speciale”). «La gente è stanca, ma resta in silenzio. Nessuno parla apertamente: è troppo pericoloso», racconta. Secondo lui, i sondaggi confermano l’aumento del sostegno ai negoziati di pace, soprattutto tra donne, giovani e abitanti delle grandi città. Tuttavia, solo il 10–15% della società è costituito da oppositori attivi della guerra, e circa la stessa percentuale da sostenitori convinti. Tutti gli altri, secondo Kholyavchenko, «vivono parallelamente alla guerra. Non ne sono stati colpiti, si sono adattati. Qualcuno ha perso il lavoro, qualcun altro un figlio, ma la massa non sente di aver perso nulla. L’apatia è diventata lo stato dominante». Questo pantano di disinteresse, secondo lui, è diventato il fondamento della stabilità sociale del regime di Putin. Molti russi vorrebbero la fine della guerra, dice Kholyavchenko, ma «alle nostre condizioni. Se la pace sarà percepita come un’umiliazione, una parte significativa della popolazione non l’accetterà, anche se è stanca», ritiene. È per questo, a suo dire, che il Cremlino continua a manipolare l’idea delle “conquiste” e della “vittoria”, per mantenere l’illusione di controllo sulla situazione. Anche i cittadini interiormente contrari alla guerra non collegano questa posizione a una critica diretta a Vladimir Putin. Kholyavchenko sottolinea che dalla fine del 2022 la paura ha penetrato tutti gli strati sociali: «La gente capisce che è meglio non parlare nemmeno in famiglia, nemmeno in cucina. Dio non voglia che il bambino ripeta qualcosa a scuola. È già successo». La legge sul “discredito dell’esercito” è diventata uno strumento punitivo universale e, sottolinea, include persino le conversazioni quotidiane.
Economia di guerra: miracoli regionali e recessione nascosta
Dopo il 2022, molte regioni depresse hanno conosciuto un’improvvisa ripresa grazie agli ordini statali per la difesa. «A Kurgan (città degli Urali) si è costruito in due anni più di quanto si era fatto dagli anni ’90. Tutto con soldi militari. Fabbriche, reparti, alloggi. Ma è un effetto a breve termine», spiega Kholyavchenko. Si è verificato un boom dell’edilizia residenziale – in alcune aree è raddoppiata o triplicata. Tuttavia, dall’autunno 2024 si registra una riduzione anche nel settore della difesa: iniziano i licenziamenti. «A Novosibirsk, già a marzo 2025, le aziende hanno cominciato a diminuire i turni. I contraenti se ne vanno, i subappaltatori crollano, le persone restano senza lavoro», sottolinea Kholyavchenko. Questi processi sono frammentari e difficili da registrare, da qui le discrepanze tra i dati della Banca Centrale e Secondo Kholyavchenko, Rosstat sottostima l’inflazione: «I pensionati non se ne accorgono. Le pensioni sono indicizzate del 4%, ma i prezzi sono raddoppiati. L’inflazione è una tassa sui poveri. Chi ha soldi si protegge. Chi non ne ha, porta tutto il peso».
La realtà dei consumi ha subìto cambiamenti profondi. Gli eventi del 2022 – 2023 sono ormai diventati la norma e la popolazione si è abituata all’assenza dei consueti prodotti stranieri. Gli scaffali dei negozi sono cambiati radicalmente: i marchi internazionali, come Coca-Cola, sono completamente scomparsi, sostituiti da marchi locali o sconosciuti. Nel settore dell’abbigliamento la situazione è analoga – con poche eccezioni, come il marchio danese ECCO, che ha mantenuto la propria presenza grazie alla specificità del suo modello di business. Nonostante la fuga massiccia delle aziende estere, non si registra una grave carenza di generi alimentari, almeno a Novosibirsk. I rari episodi di assenza di prodotti sono legati alla logistica, non a una reale scarsità, sottolinea Kholyavchenko. Il raccolto del 2023 è stato scarso per alcune colture, ma questo ha solo ridotto le esportazioni, non l’offerta interna. Anzi, il calo della produzione ha fatto aumentare i prezzi, migliorando così i redditi degli agricoltori. «Dall’estate del 2023 all’inizio del 2025 si è osservato un forte aumento dei prezzi, soprattutto per i beni di largo consumo e per gli alimentari», spiega. «I dati ufficiali sull’aumento dei redditi non tengono conto della reale crescita dei prezzi. Per molte fasce della popolazione, in particolare quelle più povere, i redditi non tengono il passo con l’inflazione. I più vulnerabili sono i pensionati, le cui pensioni vengono indicizzate in modo insufficiente. Sono aumentati soprattutto i prodotti della fascia di prezzo più bassa, anche di 2 o 3 volte dal 2022. Chi ha guadagnato dalla guerra», continua Dmitry, «sono innanzitutto i lavoratori del settore della difesa, grazie all’aumento dei finanziamenti e all’indicizzazione. I dipendenti pubblici almeno hanno mantenuto il proprio tenore di vita. I pensionati, invece, hanno subito un peggioramento. I lavoratori del settore It, dopo un iniziale aumento degli stipendi, si sono trovati di fronte a un calo del personale e dei redditi. Chi lavora nel commercio e nei servizi non soffre tanto per le sanzioni, quanto per la rigida politica monetaria, soprattutto per l’elevato tasso d’interesse della Banca Centrale. Il tasso della Banca Centrale è al 20%. I mutui al 26%, il credito al consumo oltre il 40%. Ma chi può permettersi un prestito a queste condizioni?», si indigna Kholyavchenko. Secondo lui, l’85% della popolazione non è in grado di acquistare nemmeno un elettrodomestico senza credito. Ma anche con un prestito non può permetterselo per via del suo costo. «È crollata la domanda di elettronica, elettrodomestici, perfino vestiti. Le persone non vanno nei negozi, vanno nei banchi di pegno. Crescono i ritardi nei pagamenti, soprattutto sui mutui. Questa non è più una crisi, è una distorsione sistemica, è una vera e propria degradazione», osserva. «Non si può dire che tutto sia crollato. Al contrario: tutto regge. Ma regge sulla menzogna, sulla paura e sui soldi del bilancio statale», riflette Kholyavchenko. Sottolinea che la Russia non sta vivendo un collasso, ma un adattamento. Tuttavia, si tratta di un adattamento verso la povertà, la chiusura e la repressione.
Krasnodar, Russia. Credit foto LaPresse
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