Non profit
Donazioni, i musulmani non dicono mai di no
Filantropia/ «Il Corano lo prevede. Per questo bisogna trattenersi e aspettare una loro libera elargizione». Parla Robert Forrester, il più grande esperto americano
di Redazione
«La filantropia americana ha un importante traguardo da raggiungere: il 3% del Pil in donazioni private, oggi siamo fermi su una soglia che oscilla tra l?1,7 e il 2,3%». Una soglia lontanissima se vista dall?Europa, dove il Paese più performante in termini di donazioni è il Regno Unito, con un misero 0,8% del prodotto interno lordo. E addirittura inavvicinabile se guardata dall?Italia, ferma allo 0,11% del Pil. Eppure è proprio nel nostro Paese che Robert Forrester, l?esperto della Payne, Forrester & Associates chiamato a inaugurare il convegno sulla filantropia organizzato a Milano da Fondazione Cariplo, presenta la sua ricetta per mettere il turbo alla beneficenza privata: «Stanare nuovi donatori, puntando sui giovani e sui dipendenti delle grandi aziende che oggi sono i veri trascinatori della corporate philanthropy».
E&F: L?ex presidente Bill Clinton ha da poco annunciato una raccolta fondi record di 7 miliardi di dollari. È riuscito nell?impresa di stanare nuovi donatori?
Robert Forrester: No, e trovo ingenuo da parte sua aver dichiarato il contrario. A Clinton ha mandato un assegno anche la Newman?s Own Foundation, di cui sono vice direttore, ma quelli sono soldi che avremmo donato comunque. Stanare nuovi donatori è un?altra cosa.
E&F: L?accordo Buffet-Gates può spingere nuovi filantropi ad uscire allo scoperto?
Forrester: Non ha spostato l?ago della bilancia, ne sono certo. Le vie per raggiungere il 3% del Pil in donazioni private sono altre: avere più rispetto per i fundraiser, una delle professioni più importanti per ridurre gli squilibri sociali, e innalzare il valore della relazione tra chi dona e chi riceve: tra i donor e i beneficiari c?è ancora troppa distanza.
E&F: Sono ricette che valgono anche per promuovere la filantropia europea?
Forrester: Avere più rispetto per i fundraiser è certamente un?indicazione valida anche per il vostro Paese, per cui è urgente creare un mercato della filantropia competitivo ed efficiente.
E&F: Che soluzioni possiamo importare dagli Stati Uniti?
Forrester: La filantropia non è né americana, né asiatica, né europea. Le sue pratiche possono essere molto diverse nei vari Paesi, ma alla base di ogni donazione ci sono l?uomo e la sua essenza. La propensione al dono è parte del dna umano.
E&F: Uno studio del National Institute of Neurological Disorders and Stroke di Bethesda, ripreso dall?Economist, sostiene che il piacere connesso alla donazione ha una base fisiologica. È d?accordo?
Forrester: Sì. Lavoro in questo campo da 37 anni, e l?ho visto succedere molte volte. Il piacere del dare è particolarmente evidente in chi dona ai bambini gravemente malati, come quelli ospitati nei campi della Newman?s Own Foundation: a muovere questi donatori non è certo un calcolo, del tipo «investo su questi ragazzini che domani potrebbero essere miei clienti o miei dipendenti».
E&F: Lei ha lavorato come consulente di filantropia anche in molti Paesi arabi e del Medio Oriente. C?è qualcosa che ha imparato dal loro modo di donare?
Forrester: A non chiedere mai denaro direttamente nei Paesi musulmani, che pure hanno una grande tradizione filantropica radicata nel Corano: al contrario di americani e occidentali, per loro è culturalmente molto difficile dire ?no?. Meglio aspettare che siano loro ad offrirti una donazione.
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