Welfare

Dopo due anni e sette mesi, si può chiedere il congedo parentale a ore

L'Inps comunica di aver attivato la procedura per presentare la domanda di congedo parentale a ore: una possibilità prevista dalla legge fin dal dicembre 2012, ma fino ad oggi inesigibile

di Sara De Carli

‪Ci sono voluti due anni e sette mesi per implementare una procedura, ma finalmente dal 16 luglio è possibile presentare all’Inps domanda di Congedo Parentale ad Ore. A dare la notizia è stata ieri mattina la pagina Facebook Inps per la Famiglia, con questo post: «#‎CongedoParentaleAOre: dal 16 luglio è online la procedura per richiederlo, aggiornato in base alla nuova normativa. Potete accedere ai servizi online del sito Inps con il vostro PIN e selezionare la voce Congedi parentali su base oraria nella sezione Congedi Parentali».

La possibilità per i genitori di usufruire del congedo parentale a ore è prevista dalla legge di stabilità 2013, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2012, che ha recepito le modifiche disposte dal Dl 216/2012 attuativo della direttiva 2010/18/ Ue. In sostanza secondo la legge dal dicembre 2012 in poi un genitore può usufruire del congedo parentale retribuito al 30% solo per alcune ore al giorno, “spalmandolo” così su un periodo più lungo, riducendo l’impatto sul bilancio famigliare della riduzione dello stipendio e tornando comunque al lavoro per alcune ore, con beneficio anche per l’azienda. Vantaggi per tutti, quindi e possibilità ribadita anche a inizio luglio con i decreti attuativi del Jobs Act. Peccato che per due anni e sette mesi il congedo parentale "a ore" è esistito ma nessuno l’ha potuto richiedere, perché mancava la procedura e nessuno all’Inps sapeva dire come fare per presentare la domanda.

«Era praticamente un diritto inesigibile», spiega Simone Sereni, di Roma, che quel congedo a ore avrebbe voluto prenderlo nell’ottobre 2014, alla nascita del suo quarto figlio. Ne ha fatto una battaglia di principio, continuando a chiedere informazioni anche quando il congedo personalmente non lo interessava più. Quella di oggi, quindi, è anche un po’ una sua vittoria. Il suo blog è diventato inaspettatamente il punto di riferimento dei genitori alle prese con l’impossibilità pratica di chiedere il congedo a ore (basta digitare su Google “congedo parentale a ore come chiedere” e al primo posto compare il suo blog, prima ancora del sito istituzionale dell’Inps): «Mi sono reso conto che le persone arrivavano sul mio blog da Google, in poco tempo il blog è diventato una sorta di forum autorganizzato e altri genitori nei commenti hanno man mano condiviso esperienze, risposte, prassi». Già, perché la cosa più incredibile in questo lunghissimo tempo di limbo è stata la gestione della comunicazione: diverse sede Inps in Italia hanno dato risposte diverse, il contact center diceva una cosa diversa da quello che diceva la propria sede territoriale, i social dicevano un’altra cosa ancora (la stessa cosa sta accadendo in questi giorni circa le modalità con cui fare richiesta del congedo parentale retribuito al 30% per i figli dai 3 ai 6 anni, novità introdotta poche settimane fa). Una babele. «Devo riconoscere che chi gestisce l’account twitter dell’Inps mi ha sempre dato feedback, per quanto immagino che chi chiede il congedo parentale a ore sia numericamente parlando una piccola nicchia. È un successo anche loro», spiega Sereni. Da oggi quindi niente più confusione, la domanda si fa online.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.