In vacanza con

Dopo la messa alla prova, il gps di Paolo segna “volontariato”

Dopo un episodio di cyberbullismo alle superiori, durante la messa alla prova con l'associazione Gps di Porto Torres, Paolo ha trovato la sua strada. Ha studiato, trovato un lavoro da florovivaista e scoperto la bellezza del dedicarsi agli altri. Oggi ha 20 anni, è rimasto legato all'associazione come volontario e sta trascorrendo le sue vacanze estive con Marco, un ragazzo con sindrome dell’X fragile

di Luigi Alfonso

«Agosto è per eccellenza il mese del mare. Per me stavolta è anche un periodo di lavoro gratuito: ho scelto di fare volontariato, proseguendo l’attività che svolgo durante il resto dell’anno. Una scelta consapevole, che non mi pesa affatto». Paolo, 20 anni appena compiuti, da sei mesi dedica parte delle sue giornate a Marco (nome di fantasia, ndr), un ragazzo con sindrome dell’X fragile (o sindrome di Martin-Bell) ad alta funzionalità. Una storia che già così sarebbe apprezzabile. Ma se raccontata dall’inizio, entrando davvero nelle motivazioni di questa scelta, diventa speciale.

Partiamo dalla tua esperienza con l’associazione Global position system – Gps di Porto Torres.

Tutto è cominciato durante il mio percorso di messa alla prova con l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni – Ussm di Sassari. Lì mi fu proposto di partecipare al progetto Grow. Il nome mi aveva colpito subito: grow significa “crescere” e in qualche modo mi suonava già promettente. Nonostante questo, non avevo idea di cosa mi aspettasse. Pensavo che fosse una di quelle esperienze da portare a termine, niente di più. Invece, sin dai primi incontri ho trovato un ambiente accogliente, nel quale non mi sentivo giudicato. Ci vedevamo in barca, in mezzo al porto: lì ho cominciato davvero ad aprirmi. È stato il mio primo passo verso un percorso fatto di dialogo, ascolto e scoperta. Per la prima volta ho potuto raccontarmi in piena libertà, sentirmi ascoltato e rispettato. Quel contesto mi ha permesso di vedere le cose in modo diverso e cominciare un cambiamento vero, profondo.

Paolo e Marco al porticciolo di Stintino

Posso chiederti le ragioni per cui avevi a che fare con il servizio dedicato ai minorenni autori di reato?

Questa domanda può apparire fastidiosa, ma quando me la fanno rispondo sempre perché mi permette di lanciare un messaggio importante a tanti adolescenti. Durante il periodo della pandemia, quando seguivamo le lezioni scolastiche in Dad, ho fatto un uso scorretto di una foto di un compagno che aveva qualche disagio. Una ragazzata, definiamola così, che però venne interpreta dall’insegnante di sostegno come un episodio di cyberbullismo. Da parte mia non c’era l’intenzione di fare del male a nessuno e credo che i familiari del mio compagno lo abbiano capito, infatti non hanno presentato denuncia. Però si è innescato quel percorso che, per mia fortuna, mi ha permesso di conoscere Gps. Ai ragazzi che hanno tra le mani uno smartphone oggi mi sento di dire: state attenti all’uso che ne fate, cliccare il pulsante di invio a volte può rovinare la vostra vita e quella di altre persone.

Quindi hai seguito un percorso con questa associazione che da anni porta avanti progetti di inclusione e reinserimento sociale.

Sin dall’inizio del percorso era previsto un periodo di volontariato. Partecipando alle attività di Gps, ho scoperto che seguivano ragazzi con difficoltà in ambito scolastico. Dopo alcuni confronti con gli operatori, ho chiesto se potessi offrire lì il mio tempo. Alessandrina De Vita, presidente dell’associazione e mia coach, ha accolto la proposta e mi ha affidato un compito speciale: dare una mano nei compiti ad alcuni ragazzi in difficoltà e trascorrere del tempo insieme a giovani adulti con disabilità. Per me è iniziata una nuova esperienza: fare compagnia, passeggiare, prendere un gelato, chiacchierare… cose semplici, quasi banali, ma che per alcuni significano tantissimo.

Torniamo alla scelta di trascorrere una vacanza diversa dal solito.

Non è un sacrificio, ma una scelta libera e consapevole. È una scelta maturata anche da una considerazione: spesso i ragazzi con disabilità, al di fuori del contesto familiare, hanno pochissime occasioni di socializzazione. Finché c’è la scuola, va bene. Ma poi diventa tutto complicato. Lo stesso accade nel periodo estivo. Per questo ho deciso di restare accanto a Marco: fra l’altro insieme possiamo anche andare al mare, quindi uniamo l’utile al dilettevole.

Paolo e Marco in un momento di relax

Lo dicono tantissimi genitori di ragazzi con disabilità: la cosa più preziosa sarebbe la presenza di qualche amico, per fare cose semplici… Invece spesso pensiamo che per stare accanto a una persona con disabilità servano chissà quali competenze…

È proprio così. Io sono diventato per loro l’amico del giovedì pomeriggio. Insieme abbiamo parlato, camminato, riso, bevuto una bibita guardando il mare, condiviso piccoli momenti di normalità che ci hanno uniti davvero. Io davo il mio tempo, ma in cambio ricevevo qualcosa di più grande: un legame sincero. All’interno del progetto, ho anche cominciato a riflettere sul mio futuro. Grazie alle sessioni di orientamento e coaching, ho scoperto un interesse che non conoscevo: il florovivaismo. Ho iniziato a fare esperienze concrete in quel settore, e oggi sto costruendo il mio percorso lavorativo in un’azienda che mi ha assunto dopo un periodo di prova. Una grande opportunità, di cui li ringrazio. Durante il percorso con Gps ho trovato il coraggio di dare voce a un sogno che avevo nel cassetto: aprire una fattoria didattica, un luogo dove si lavori a contatto con la natura, ma anche dove si accolgano bambini, ragazzi e persone fragili, per far vivere loro esperienze educative semplici ma autentiche. Con l’aiuto degli operatori di Grow, stiamo lavorando affinché questo sogno diventi realtà. Quando non lo so, ma non è più un’idea lontana: oggi è un progetto concreto, che costruisco un passo alla volta.

Fatto sta che, terminata la messa alla prova, hai deciso di restare a Gps come volontario.

Quando trovi un ambiente che ti fa stare bene, che ti accoglie e ti fa crescere, non vuoi più andartene. Sento il bisogno di restituire almeno in parte quello che ho ricevuto e continuare a fare qualcosa di buono anche per gli altri. Per me, il volontariato non è solo un gesto verso il prossimo: è diventato un modo per conoscermi, sentirmi utile e costruire un presente che abbia un senso. A chi si trova in un momento difficile, dico di non chiudersi in se stesso. A volte basta poco per cambiare strada. Io ci sono riuscito grazie a un’opportunità che sembrava piccola, ma che poi mi ha cambiato dentro. E a tutte le persone che mi hanno accompagnato, devo molto più di quanto si possa dire con le parole.

Cosa pensavi del volontariato prima di cominciare?

A dire la verità, prima lo vedevo come una cosa lontana, magari per persone più grandi o comunque con tanto tempo libero. Non pensavo potesse riguardarmi. Poi ho capito che anche un giovane come me può fare la differenza, per esempio stando vicino a qualcuno. In questi ultimi due anni ho aiutato ragazzi nello studio, soprattutto quelli che avevano maggiori difficoltà a scuola. Cercavo di farli sentire capiti, spesso si sentivano soli.

Quali sono stati i momenti più belli e i più difficili del tuo percorso?

I momenti più belli sono stati quelli in cui vedevo che i ragazzi si fidavano di me, mi cercavano. Mi accorgevo che stavo facendo qualcosa di buono. I momenti più difficili? All’inizio, quando non sai bene come comportarti o se stai facendo le cose giuste. Ma poi impari. Ho lavorato un po’ di più con i ragazzi con difficoltà scolastiche rispetto a quelli con disabilità, ma tutti mi hanno lasciato qualcosa: dai primi ho imparato ad avere pazienza e trovare il modo giusto per aiutarli, i secondi mi insegnano tanto con i loro gesti e il loro modo di vedere il mondo.

Una suggestiva immagine scattata a Stintino

Come ti ha cambiato questa esperienza a livello personale?

Mi ha fatto crescere. Ho imparato a mettermi nei panni degli altri, a non giudicare subito. Ora mi sento più responsabile e più consapevole di quello che posso fare. Ho capito che posso essere utile e che ho molte più capacità di quelle che immaginavo. Stare con le persone, ascoltarle, aiutarle o semplicemente esserci, è qualcosa che mi fa stare bene. Prima di questa esperienza, non lo sapevo. Mi sono scoperto diverso da come mi vedevo, più capace, più aperto, più sensibile. Questa consapevolezza mi ha fatto guardare anche al mio sogno della fattoria didattica con occhi nuovi. Ho iniziato a vederlo non solo come un progetto per me, ma come una possibilità per gli altri. Immagino quel posto come un luogo dove anche i miei amici del giovedì – quelli con cui ho condiviso passeggiate, gelati e chiacchierate – possano venire a trascorrere il loro tempo, sentirsi accolti, fare cose insieme, imparare qualcosa e magari costruirsi un futuro. Marco, per esempio, ama l’orto, adora preparare conserve ed è bravissimo in queste cose. Nella mia fattoria potrebbe trovare uno spazio per mettersi in gioco, imparare ancora di più e magari trasformare la passione in un lavoro. Potremmo lavorare insieme, fianco a fianco, condividendo impegno e soddisfazioni. Perché io credo davvero che ognuno di noi, nel piccolo, possa fare qualcosa di importante.

C’è qualcosa che oggi fai o pensi in modo diverso grazie a questa esperienza?

Oggi penso di più alle altre persone. Prima mi chiudevo nei miei problemi, adesso ho capito che anche aiutando qualcuno puoi trovare la tua strada. E vedo il lavoro in modo diverso, ho più voglia di imparare e di fare.

In che modo il progetto Grow ti ha aiutato a trovare la tua strada nel mondo del lavoro?

Mi ha dato un orientamento concreto, non solo parole teoriche.

Pensi che il volontariato possa fare la differenza nella vita delle persone?

Sì, assolutamente. Sia per chi lo riceve, sia per chi lo fa. A me ha cambiato il modo di vedere le cose, mi ha dato una spinta positiva in un momento in cui ne avevo bisogno. Fare qualcosa per gli altri mi fa stare meglio con me stesso.

Nella serie “In vacanza con” leggi anche:
In viaggio insieme, come una volta (nonostante l’Alzheimer): l’esperienza del Rifugio Re Carlo Alberto – Diaconia Valdese
Così le nostre mamme fanno pace con il mare: l’esperienza di Fondazione Asilo Mariuccia

Credits: foto associazione Gps Porto Torres

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it