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Dosi di comunità contro bulli e veline

Giovani Il ministro Giorgia Meloni lancia la sua idea: nuovi luoghi di aggregazione

di Redazione

È il ministro più giovane della storia repubblicana (dopo essere stata nella scorsa legislatura la più giovane vicepresidente della Camera). Giorgia Meloni, giornalista romana, 31enne, dirigente di An, è una donna tenace e indipendente. Caratteristiche che i lettori di Vita hanno riconosciuto in un sondaggio sui parlamentari più sensibili alle tematiche del terzo settore, lanciato prima delle recenti elezioni. In quell’occasione la Meloni, reduce da una iniziativa sul quoziente familiare, conquistò il primo posto assieme a Cristina De Luca, all’epoca sottosegretaria alla Solidarietà sociale.
Una capacità di andare controcorrente di cui il ministro ha dato prova poche settimane fa trasformando il dicastero delle Politiche giovanili in ministero della Gioventù; e di cui dà prova anche in questa intervista. Ad esempio quando afferma: «Non penso esistano temi prettamente “giovanili”, esistono questioni riguardanti la nazione, il suo presente ed il suo futuro. Questo è uno dei motivi per cui ho voluto modificare il nome del ministero». O quando dice: «Non credo alle politiche di genere, qualsiasi esse siano. Non credo alle politiche femminili, alle politiche per gli anziani o per i giovani. Le azioni di governo devono essere rivolte al bene della nazione nella sua totalità. La casa, l’autosufficienza energetica, le infrastrutture, non sono scelte fatte anche per le giovani generazioni? Ecco la sfida: creare una sintesi politica capace di dare ai giovani risposte che possano avere valore anche per tutto il resto della società, e viceversa».
Vita: Come le comunità giovanili di cui ha parlato alla commissione Affari sociali della Camera…
Giorgia Meloni: Le comunità giovanili rappresentano da anni il nostro modello di aggregazione e socializzazione per i ragazzi. Si tratta di luoghi in cui i giovani possono esprimere liberamente la loro personalità, maturare attitudini artistiche, socializzare, formare e confrontare le opinioni. Nel Lazio ne esistono diverse, grazie a una legge regionale del 1999 proposta dall’allora consigliere Fabio Rampelli, oggi deputato, ed approvata all’unanimità. Con quella norma il Lazio ha sostenuto la creazione di luoghi in cui i ragazzi fossero liberi di fare musica, teatro, cinema, organizzare convegni e mostre fotografiche, leggere libri e giornali, navigare su internet, svolgere corsi di ogni genere, fare sport, e naturalmente divertirsi. Il tutto in un ambiente sano e libero da condizionamenti ideologici che caratterizzano, ad esempio, molti centri sociali. Sottolineo: le comunità giovanili sono luoghi nei quali non si predica l’odio politico, non si fa uso di droghe.
Vita: Valorizza il protagonismo?E fino a che età si è “giovani” in Italia?
Meloni: Il protagonismo generazionale significa anche questo: dimostrare che i giovani sono in grado di organizzarsi e gestirsi in maniera autonoma e positiva. In Italia, dal 68 in poi, si è affermata l’idea che la gioventù sia una categoria sociologica permanente e non una situazione transitoria, seppure particolarmente delicata. Per questo e per una serie di indubbie ragioni sociali e demografiche, il limite si è progressivamente spostato fino ai 35 anni.
Vita: In tali comunità ci potrà essere spazio per il non profit?
Meloni: Le comunità possono essere promosse da privati e da enti locali, ma devono mantenere alcuni requisiti essenziali: la perfetta democraticità nell’accesso alle cariche, cui possono essere eletti i soci in regola con l’iscrizione, la trasparenza del bilancio, l’assenza di qualunque discriminazione sociale, politica, etnica o religiosa; la finalità di favorire attività artistiche, sociali, ludiche, sportive, culturali per la corretta formazione delle coscienze tra le nuove generazioni. Tali comunità sono per loro natura non profit. Ciò non toglie che esse debbano essere in grado, una volta aiutate dalla legge, di autofinanziarsi. Il terzo settore è importantissimo per la formazione morale e professionale dei giovani. È anche una risorsa economica che validamente supporta il tessuto imprenditoriale italiano. È mia intenzione coinvolgere nell’attività del ministero le associazioni giovanili più rappresentative del volontariato nazionale e internazionale, avvalermi così di un contributo prezioso, in assenza del quale ogni mio sforzo istituzionale resterebbe privo di reale efficacia.
Vita: E l’Osservatorio nazionale?
Meloni: Le comunità verranno sostenute anche attraverso un fondo statale: è importante che l’uso di queste risorse sia monitorato con serietà e precisione da un Osservatorio. Non intendiamo interferire con le scelte delle comunità, ma non ci si può esimere dal verificare che esse svolgano realmente le attività per le quali ricevono un contributo pubblico.
Vita: Quale proposta educativa ha in mente? Nel nostro Paese c’è un’emergenza educativa?
Meloni: Che un governo abbia una proposta educativa un po’ mi spaventa. Preferisco che una nazione abbia un modello educativo, frutto di un sentire comune di tutta la società. Il governo deve fornire alla società gli strumenti adatti per garantire ai cittadini la migliore formazione possibile. Non credo all’emergenza: sono assolutamente convinta che esista una priorità educativa. Dobbiamo reagire all’invasione di tecnologie informatiche e di comunicazione con un’attenta tutela dei giovanissimi abituati a farne un largo uso. Non possiamo abbandonarli, dobbiamo seguire il loro percorso formativo, partecipando attivamente alla loro vita e senza rinunciare a capire il loro mondo.
Vita: Che rapporto fra queste comunità e le agenzie educative come la scuola?
Meloni: Le comunità sono di per sé una forma di educazione al rispetto reciproco, alla convivenza, alla crescita. Ma non devono sostituirsi alle agenzie educative tradizionali. Che poi alcune istituzioni, come la scuola, abbiano l’opportunità di dar vita ad esperienze aggregative è indubbiamente un valore aggiunto. A tal proposito, mi sono resa disponibile con il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, per dare piena attuazione al dpr 567 che stabilisce l’apertura pomeridiana delle scuole per attività gestite dagli studenti.
Vita: Il ministro Gelmini ha sottolineato l’importanza del voto e quindi del rispetto delle regole. Cosa ne pensa?
Meloni: Il giudizio sulla condotta degli alunni è utile e giusto. Attenzione che non si trasformi in altro, come purtroppo avveniva in passato: a volte era utilizzato per punire le idee e non i comportamenti dei ragazzi. Dobbiamo evitare che ciò avvenga di nuovo. Vorrebbe dire tradire il ruolo dell’istituzione scolastica. Mi permetto di aggiungere che accanto alla valutazione sulla condotta degli alunni, i presidi dovrebbero essere attenti a valutare anche i comportamenti dei professori, dei quali la tv ed internet ci hanno mostrato in alcune occasioni atteggiamenti irresponsabili.
Vita: Il volontariato potrebbe essere una palestra utile per giovani “responsabili”?
Meloni: Tutti questi ragazzi sono la nostra “meglio gioventù”. Ribelli, nel senso che sfidano la paura, l’ignavia, la desertificazione dei valori assoluti, e non chiedono altro che strumenti per poter crescere in modo “responsabile”.
Vita: E il servizio civile?
Meloni: È decisamente una risorsa, per la nazione e per i ragazzi che vivono questa esperienza.

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