Sta facendo il giro della rete il bando del Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) per selezionare professionisti che collaboreranno direttamente con l’ufficio di Gabinetto. L’interesse è legato soprattutto alle tematiche della collaborazione, tutte molto attuali e rilevanti: nuovi media, e-government, open data e – udite, udite – innovazione sociale. Ci sono poi altre questioni che animano il dibattito e che riguardano soprattutto le caratteristiche dei candidati: under 40 e in possesso del titolo di dottore di ricerca. Su questo punto, alcuni sottolineano che finalmente si respira aria nuova: spazio ai giovani e selezione meritocratica. Poi, quasi in contemporanea, l’Istat pubblica un’indagine proprio su di loro, i dottori di ricerca italiani, in particolare sulla loro propensione alla mobilità. Risultati francamente deludenti: la stragrande maggioranza ha fatto il dottorato nella stessa regione dove ha conseguito la laurea e pochissimi – meno del 10% – sono andati all’estero. Insomma dottori di ricerca a km0 e, a differenza dell’insalata o della frutta, non è un complimento. Forse però una delle cause della stanzialità è contenuta nel bando ministeriale: 23mila euro lordi per risiedere un anno a Roma sono proprio pochi, a meno che non si viva lì, per l’appunto.
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