Tra il regime militar-islamista di Khartoum (coadiuvato dalle temutissime milizie janjaweed) e movimenti ribelli africani di fede musulmana, ci
sono anche loro, i cristiani. In questa regione del Sudan occidentale
sconvolta dalla guerra, se ne contano 100mila, in stragrande maggioranza cattolici. Ma non si vedono, né si sentono, dispersi come sono ai quattro
angoli di un territorio grande quanto la Francia. È necessario allora attingere alla memoria di padre Ssemakula, parroco di Nyala (nella foto) per capire che la storia dei cattolici darfuriani è un susseguirsi di spostamenti forzati e tentativi di integrazione sociale falliti. La guerra scatenata da Khartoum contro le comunità cristiano- animiste del Sud Sudan spinge verso la metà degli anni 80 i Dinka (un?etnia di guerrieri) a fuggire in Darfur. Le loro sofferenze si misurano con le condizioni spaventose dei campi profughi in cui hanno vissuto e che abbandoneranno per integrarsi a piccoli gruppi nei villaggi arabi e africani. Con la nuova guerra poi, sono tornati i problemi. «Dopo aver vissuto a lungo con entrambe le comunità, arabe e africane », spiega Ssemakula, «i Dinka si sono trovati tra i fuochi dei ribelli e del regime».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.