Mondo
E adesso aspettatevi altre cinque manovre
Nel 2012 in arrivo un salasso da 120 miliardi
di Redazione
Nel 2011 solo quattro indici azionari hanno chiuso in positivo. Il migliore è stato il Dow Jones (+5,53%) seguito dalla Borsa filippina (+4,07%) mentre tutte le altre Borse sono state un disastro: Cina -33%, Giappone -17%, Brasile -18%, Germania -15% e Italia -25%. L’investimento migliore è stato ancora l’oro (+10,25%) che da 11 anni consecutivi chiude in salita mentre l’argento è sceso dell’8,12%.
Il tema dominante dell’anno passato è stato il debito dei Paesi sovrani i cui governanti all’improvviso hanno realizzato che era impossibile ripagare. Ai tassi attuali gli interessi sul debito supereranno i 100 miliardi per cui le cinque manovre varate dal governo italiano serviranno solo per pagare gli interessi. Chi lavora e produce sarà schiacciato dagli aumenti delle imposte a favore di chi vive di rendita. E il prossimo anno ce ne saranno da pagare altri 120. Faranno altre cinque manovre?
È stato anche l’anno dei banchieri centrali. In America Bernanke è riuscito a centrare tutti gli obiettivi: le Borse hanno chiuso in positivo, ha concesso enormi finanziamenti in dollari alle banche europee tenendo così in piedi le banche americane esposte verso il Vecchio continente ed i rendimenti dei titoli di Stato sono rimasti sotto il 2% nonostante il debito Usa sia superiore ai 15mila miliardi di dollari.
Anche il governatore della Bce Draghi è riuscito a contenere il disastro dell’euro e a tenere a galla le banche che non si prestano più i soldi. Ha abbassato i tassi ed è riuscito ad aggirare il veto tedesco all’iniezione di moneta per sostenere i debiti concedendo finanziamenti a 523 banche con scadenza a tre anni per 489 miliardi di euro ad un interesse dell’1%. E cosa ne hanno fatto di tutti questi soldi? Li hanno prestati alle imprese? Hanno comperato titoli di Stato? Per ora no, si sono girate e li hanno ridepositati, perdendoci, alla stessa Bce al tasso dello 0,25%. La realtà è che i soldi vanno avanti e indietro solo nei circuiti virtuali delle banche senza toccare l’economia reale di imprese, artigiani, commercianti e famiglie. Tutto il resto è slogan.
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