Cultura
E adesso la Cinaimporta la legge Basaglia Nel Paese vivono 18 milioni di malati mentali. La prima sperimentazione del modello “fareassieme” in un quartiere di Pechino di Sara De Carli
manicomi addio Accordo fatto con la Provincia di Trento
di Redazione
La legge Basaglia, che il 13 maggio 1978, prima al mondo, ha chiuso i manicomi d’Italia, festeggia i suoi trent’anni partendo alla conquista della Cina. A giugno infatti sarà siglato un accordo per un progetto di cooperazione fra Trento e Pechino, che prevede di sperimentare a Haidien, un quartiere della capitale, il modello trentino del “fareassieme” per superare gradualmente il manicomio e sollecitare il protagonismo dei malati e dei loro famigliari.
Il colpo di fulmine risale all’estate scorsa, quando il Dsm di Trento e il movimento Le parole ritrovate portarono a Pechino 208 tra malati, famigliari, operatori, con un viaggio-testimonianza in treno. «Sono stati subito molto interessati» ricorda Renzo De Stefani, direttore del Dsm di Trento. «Anche perché nel 2004 la Cina ha approvato delle linee guida che prevedono di superare la logica dell’ospedale in favore di un sistema territoriale. Però gli manca il know how». E così la collaborazione ha mosso i primi passi, con una delegazione cinese venuta in Italia a febbraio per conoscersi meglio.
In Cina i malati mentali si curano nei manicomi e in reparti ad hoc degli ospedali. Come tutte le prestazioni sanitarie, anche queste sono a pagamento o coperte da assicurazioni private. «I manicomi che abbiamo visto hanno fra i 100 e i 500 posti, con stanze a due letti», dice De Stefani. «Non ho mai trovato un paziente intontito dai farmaci e ci sono anche alcune attività riabilitative come il lavoro e il karaoke. Manca la rete territoriale, però ho avvertito un clima culturale positivo, disponibile al cambiamento».
È qui che entra in gioco l’Italia. Il progetto di cooperazione prevede la costruzione ad Haidien di un centro di salute mentale modello, 7 giorni su 7, per accogliere le emergenze, affiancato da un centro diurno alternativo al ricovero. Accanto ad essi sorgerà la “Casa del fareassieme”, aperta H24 dove 30/60 pazienti potranno sperimentare l’interazione sociale. Per fare tutto ciò in autunno circa 250 operatori cinesi saranno formati a Trento e a Pechino da esperti del Dsm, in un progetto cofinanziato dalla Provincia di Trento e realizzato operativamente dalla ong Solidarietà e Sviluppo, di Viterbo, rappresentata in Cina da Pierluigi Cecchi, un pediatra italiano. Le due strutture dovrebbero essere operative già a marzo 2009 e Yu Xin, direttore dell’Istituto di salute mentale dell’università di Pechino, ha promesso che se il progetto avrà riscontri positivi, sarà replicato in altri 60 distretti, già individuati, dislocati in tutte le province cinesi.
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