Mondo

E’ crisi fra Ankara e Bruxelles

Il viaggio del Papa nel pieno della crisi fra Turchia e Unione europea. Al centro del contendere tra Ankara e Bruxelles la questione "Cipro"

di Redazione

Nelle stesse ore in cui Benedetto XVI apriva all’ingresso della Turchia nell’Unione europea, le trattative fra Ankara e Bruxelles si bloccavano sulla famosa questione cipriota. Nella mattinata di oggi infatti l’incontro tra il ministro degli Esteri finlandese, presidente di turno dell’Unione europea, Erkki Tuomioja, e il ministro degli esteri turco, Abdullah Gul, non produceva nessun fatto nuovo come del resto e’ stato annunciato nei giorni scorsi. Non e’ forse un caso se anche la lunga crisi che ha contrapposto Ankara a Nicosia sia passata per il Vaticano.

Pochi giorni prima di partire per la Grecia infatti il Papa aveva ricevuto in udienza il Presidente cipriota Tassos Papadopoulos. Questi era venuto a Roma al solo scopo di incontrare Benedetto XVI. Al Papa Papadopulos aveva donato un libro nel quale veniva documentata la distruzione delle chiese cristiane ortodosse nella parte sotto controllo turco dell’isola. Il Presidente aveva chiesto aiuto a Ratzinger proprio su questo fronte e poi, di fronte alla stampa internazionale, aveva detto a chiare lettere che Cipro non era contraria pregiudizialmente all’ingresso della Turchia nell’ Ue ma chiedeva che cio’ non avvenisse senza che il governo Erdogan avesse ottemperato a tutte le richieste di Bruxelles. E fra queste rientrava il nodo irrisolto dei porti e degli aeroporti turchi che devono essere aperti alle navi e agli aerei di Cipro, il che implica un riconoscimento da parte di Ankara del governo legittimo della Cipro greca, a cio’ si aggiunga che Nicosia fa parte a pieno titolo dell’Unione europea.

Intorno al Bosforo religione politica s’intrecciano, identita’ religiose e culturali si confrontano in una partita che ha pero’ rilevantissimi risvolti economici e geopolitici tali da poter cambiare gli equilibri in una regione decisamente strategica, basti pensare che la Turchia confina con la Siria, l’Iraq, l’Iran. In un futuro non troppo lontano, Cipro permettendo, questi potrebbero essere i nuovi confini dell’Europa. C’e’ poi, in questa vicenda, anche il problema legato al Patriarcato ecumenico ortodosso di Istanbul che ha, a sua volta, un riferimento importante nella realta’ greca se non altro perche’ una parte dei fedeli si trovano li’.

Sulla questione di Cipro c’e’ pero’ anche una versione turca del problema: da parte di Ankara si chiede in cambio della cessazione dell’embargo un passo in avanti da parte dei greco-ciprioti che praticherebbero la stessa politica ostruzionista in termini commerciali verso i turchi che abitano l’altra meta’ di Cipro. Dunque Bruxelles e il Papa in un certo senso chiedono al governo Erdogan la stessa cosa: adempiere pienamente alle regole europee per entrare a farne parte a pieno titolo. Un riconoscimento chiaro della liberta’ religiosa e l’apertura di porti e aeroporti sotto questo punto di vista sono insomma due facce della stessa medaglia.

E’ anche ben evidente che il governo di Recpe Tayyp Erdogan deve rispondere a un’opinione pubblica interna in cui sono forti le spinte nazionaliste – in epoca recente coloratesi anche di venature islamiste – contrarie a un avvicinamento all’Europa. Anche per questo la trattativa diplomatica e’ cosi’ complessa, lunga e difficile. Infine, secondo quanto affermano fonti diplomatiche, c’e’ da considerare il gioco delle altre nazioni europee. In particolare la Gran Bretagna che spinge per l’ingresso id Ankara, mentre Germania e Francia, anche in ragione della forte immigrazione proveniente dalla Turchia che assorbono, sono contrarie e sfruttano a loro vantaggio la crisi cipriota.

E’ in questo rebus complicato che si sta svolgendo la visita del Pontefice; Benedetto XVI ha definito ancora oggi l’Anatolia ”ponte naturale tra continenti”, e ha di fatto cambiato la sua posizione circa l’ingresso della Turchia nell’Ue rispetto all’epoca in cui era cardinale. Non si e’ trattato di una novita’ da poco: la questione dell’unita’ del continente europeo basata sulle radici cristiane non e’ piu’ una pregiudiziale assoluta per il Papa, il nuovo terreno di frontiera e’ la conquista della liberta’ religiosa in una delle piu’ grandi nazioni musulmane. In un contesto simile anche per i cristiani che vivono in questa regione si aprirebbe una nuova fase e forse l’esempio potrebbe essere seguito anche da altri Paese a maggioranza musulmana. Cio’ che conta e’ poi l’impressione generale, e sulla stampa turca che non sempre e’ stata tenera con i Pontefice, i commenti del primo giorno della visita e degli incontri ufficiali con Erdogan e Ali Bardakoglu, sono per la grandissima maggioranza positivi.

Sulla testata in lingua inglese ”Turkish daily news”, si parla della ”calda accoglienza” riservata al Papa, per ”Hurriyet”, uno dei quotidiani piu’ diffusi ”E’ cominciato bene”, secondo ”Milliyet” ”dal Papa e’ arrivato un messaggio di dialogo” e ”le preoccupazioni si sono rivelate inutili”. Il Pontefice da parte sua ha dimostrato di saper usare i toni dialoganti, come quando si e’ rivolto al Gran Mufti’ parlando a braccio e spiegando come per la Chiesa cattolica dopo la Dichiarazione ”Nostra aetate” del Concilio vaticano II, il rapporto con le altre religioni sia cambiato radicalmente nel senso dell’apertura reciproca e di un dialogo possibile. Tanto piu’ nel mondo contemporaneo, sottolineava ieri il Pontefice, c’e’ bisogno di queste buone relazioni fra le religioni, di questo riconoscersi in una comune umanita’; il nostro e’ un mondo, affermava infatti Ratzinger, in cui viene versato ogni giorno tanto sangue per questo le religioni devono lavorare per la pace e la riconciliazione.

E poi ci sono i simboli che hanno la loro forza: la casa di Maria a Efeso, santuario venerato anche – e in questo caso principalmente – dai musulmani, quindi quel Roncalli, delegato apostolico in Turchia nell’Europa del ferro e del fuoco – era il decennio terribile dal 1935 al 1945 – che visse in questa terra, ebbe rapporti positivi e importante con i turchi e aiuto’ gli ebrei perseguitati. Ieri e oggi Benedetto XVI ha rievocato la memoria di questo suo grande predecessore che scrisse nel suo diario personale, ”Il giornale dell’anima”: ”Io amo i turchi. Apprezzo le qualita’ naturali di questo popolo che ha pure il suo posto preparato nel cammino di civilizzazione”.

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