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E’ guerra civile

Scontri a Tripoli. Human Rights Watch: 223 morti in 5 giorni di proteste. Gheddafi avrebbe lasciato il Paese

di Redazione

La Libia è in piena guerra civile. Così nella notte, in un messaggio lanciato alla nazione alla tv, Saif al Islam, il figlio di Muammar Gheddafi che – secondo al Jazeera’, avrebbe lasciato il Paese. ”Siamo a un bivio – ha detto il figlio del Colonnello – la guerra civile tra le tribù con decine di migliaia di morti. Oppure l’avvio di un dialogo nazionale già da domani, in 48 ore”.

Nel discorso Saif al Islam assicura invece che il padre è in Libia, che ”non è un leader come Ben Ali o Mubarak”, ed è sostenuto dall’esercito. Ammette che le forze di sicurezza hanno commesso ”errori” nel loro intervento contro la folla di manifestanti, perché, ha detto, non sono state addestrate a questo genere di operazioni, ma smentisce che siano state uccise oltre 200 persone a Bengasi nella violenta repressione delle proteste, cosi’ come denunciato da fonti mediche e dell’opposizione. ”Combatteremo fino all’ultimo, fino all’ultima pallottola”, ha dichiarato, precisando che oggi si riunirà il Parlamento per discutere un ”chiaro” programma di riforme e l’aumento dei salari. ”Dovremo definire una costituzione per il Paese”, ha aggiunto. Il Paese precipiterà in una situazione ”più grave di quella dell’Iraq” se prosegue la violenza, ha ammonito, denunciando la presenza di ”elementi stranieri” nel Paese, e di un piano per stabilire un ”emirato islamico” in Libia.

Proseguono nel frattempo le prteste. E’ di 18 lavoratori asiatici feriti il bilancio degli scontri registrati nella notte a Tripoli, dove un gruppo di rivoltosi armati ha attaccato un cantiere di una società della Corea del Sud. Lo ha riferito l’agenzia d’informazione ‘Yonhap’, citando un comunicato del ministero degli Esteri di Seul. Alcuni uomini armati ha attaccato il sito nella notte. Al termine degli scontri, che si sono protratti fino all’alba, sono rimasti feriti tre cittadini sudcoreani e 15 del Bangladesh, due dei quali si trovano in gravi condizioni. Nel cantiere di Tripoli attaccato lavorano circa un migliaio di lavoratori del Bangladesh e 40-50 della Corea del Sud.

Mentre a Bengasi si terrà a breve una nuova manifestazione antigovernativa. Lo ha riferito un attivista libico in collegamento con la tv araba ‘al-Jazeera’, precisando che oggi nella città si terranno i funerali delle vittime degli scontri avvenuti ieri nei pressi della caserma dell’esercito. Secondo l’attivista, i manifestanti si riuniranno a via Jamal Abdel Nasser, nel quartiere di Al-barka a Bengasi.

Dal canto suo Human Rights Watch, organizzazione internazionale che si occupa di diritti umani, parla di 223 morti negli ultimi cinque giorni di proteste. La maggior parte delle vittime si è registrata a Bengasi, nell’est del paese nordafricano. Secondo fonti dell’opposizione e ong indipendenti, le forze di sicurezza, tra cui sarebbro arruolati anche mercenari, avrebbero aperto il fuoco contro i manifestanti.

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