Oggi anche il mondo arabo è invaso dal modello velina. Cui si contrappone quello integralista. In mezzo
non c’è più la purezza delle grandi attrici che ballavano la danza del ventre, senza mai cadere nella volgaritàdi Ouissal Mejri
Appena rientrata dalle vacanze in Tunisia, il primo collega che incontro, il mio vicino di scrivania in ufficio, esclama: «Ma come sei abbronzata! Però vedo che non ti è mancato il cibo, dovresti iscriverti in una palestra!». In quel momento le sue parole mi hanno solo sfiorata e ho continuato a pensare al canone di bellezza che esiste dalle mie parti. Come per l’oroscopo, si segue solo quando è interessante. Bene. Io ho deciso di seguire la bellezza tunisina. Una donna in carne che incarna il fascino mediterraneo. Il bello è ancora da definire ma ormai la donna si presenta su diverse dimensioni. Quale scegliere? Secondo i media ci sono due parametri. Se vi capita di guardare dei canali televisivi arabi come Rotana tv o Al-jazeera, noterete che tante giornaliste come Rania Al Baz o Khedija Ben Ghenna ormai portano il velo. Colori accesi e trucco accentuato con un velo colorato che segue le ultime mode. Un mix tra glamour e tradizione. Su Rotana Music, invece – un canale musicale che appartiene allo stesso network di Rotana tv -, si vedono i video delle cantanti tutte rifatte come Asala Nasr, Elissa, Nancy Agram, Nawal Zoghbi, Insomma, le veline arabe. Un modello di donna che diventa un marchio, innaturale, deciso dai media oppure dai chirurgi estetici stessi. Si parla di corpi perfetti, ma sono veramente perfetti? Li chiamerei corpi gonfiati a dismisura.
Agli albori, nei film egiziani si vedeva molto di più il corpo femminile rispetto ad oggi. Vedere una donna scoperta che ballava la danza del ventre era una scena normale. Meravigliosa è stata la performance di Samia Gamal nel film L’amore della mia vita di Henri Barakat del 1947. Non sono mancate le ballerine nemmeno nei film del maestro Youssef Chahine che in La signora del treno del 1952 ci regala un momento magico di ballo sensuale e memorabile della splendida attrice egiziana Leila Mourad, la Brigitte Bardot araba. Le attrici ballerine che negli anni 50 hanno incantato sia gli uomini che le donne, sono innumerevoli. Registi come Zeinat Sedki, Tahia Karouka, Chadia, Faten Hamma, sono riusciti a valorizzare i loro movimenti, le loro curve, la loro eleganza facendole ballare davanti alla macchina da presa senza mai scadere nella volgarità.
Le danze delle attrici ballerine del cinema arabo esaltano l’armonia del corpo femminile e, pur mostrando gambe e decolleté, non sono mai state un oggetto sessuale. Il ritmo del loro movimento è un’estensione ritmata e una rappresentazione in video dei tempi, dei ritmi, della musicalità e dei colori della vita degli egiziani. A parte la nostalgia per loro, mi ha sempre incuriosito una domanda: chissà come avrebbe ballato la danza del ventre una come Silvana Mangano? In fondo era una mediterranea come noi…
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