Non profit

È la fine di un ciclo, si riparte

Parla il sociologo Mauro Magatti, invitato all'assemblea convocata dal Forum

di Redazione

Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, è uno dei tre big invitati a dare, durante l’Assemblea del volontariato, «spunti di riflessione» per ripartire.
Vita: Qual è la situazione attuale?
Mauro Magatti: Il volontariato inteso come grande spinta culturale ha dato quel (molto) che poteva dare, ma dobbiamo riconoscere che oggi si è esaurito. Il volontariato non è un’attitudine all’impegno, alla gratuità, ma la risposta culturale frutto di un investimento sui giovani: l’attitudine non è degli anni 80, la raccolta di un investimento educativo sì. Oggi il problema è che mancano i codici culturali, perché il lavoro educativo è stato abbandonato da anni, e la disponibilità individuale per diventare azione ha assolutamente bisogno di codici culturali. Senza di quelli restiamo chiusi in una vita individualizzata che ci porta a non vedere, a non accorgerci: i codici culturali invece possono rompere il vetro.
Vita: Come contribuire a creare questi codici?
Magatti: Prendiamo atto che siamo alla fine di un ciclo, bisogna farne partire un altro. È inutile fare respirazione bocca a bocca, i morti non si rianimano. Bisogna quindi astenersi dal fare tentativi del genere e invece tornare a seminare, con i tempi, la pazienza e anche l’umiltà del contadino, cercando i modi che possano tornare a farci accorgere della bellezza dell’agire gratuito: per fare questo però bisogna non avere in mente un modello, bisogna al contrario stare accanto.
Vita: Vede piste percorribili?
Magatti: Siamo in un passaggio in cui molte persone hanno intuito che se ognuno va avanti per conto suo, ci sono limiti alla felicità che posso raggiungere. Accelerando sull’individualismo, oltre a certi livelli di felicità non andiamo. Quindi c’è questa insoddisfazione, che però ancora non è capace di tradursi in una azione positiva, in qualcosa per cui spendersi. Occorre costruire questo secondo pezzo.
Vita: Concretamente, cosa può fare il volontariato inteso come strutture?
Magatti: Accettare di farsi piccoli. Il nuovo non partirà certo dal centro, dalla grande organizzazione: la funzione di questi soggetti è quella di andare a cercare nuovi germi e nuove formule, di dar voce alle piccole cose germinali, creare le condizioni per farle crescere. Alimentarle, come una scintilla che diventa incendio. Fare posto, fare spazio, diventare piccoli per scoprire che cosa sta crescendo.

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