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È morto Herman Vahramian
Teorico della «diaspora della mente», è stato uno dei più noti intellettuali della comunità armena in Europa.
di Redazione
È morto l’artista Herman Vahramian, pittore, scultore e grafico di grande talento, creatore di eventi, testi e iniziative per valorizzare e riscoprire in chiave moderna aspetti della millenaria cultura armena. Aveva 69 anni.
I funerali di Vahramian, che è deceduto ieri all’Istituto dei Tumori di Milano, si terranno domani, alle ore 11, nella chiesa milanese di San Pio V. Teorico della «diaspora della mente», come si intitolano un suo libro intervista e una mostra antologica, Vahramian è stato uno dei più noti intellettuali della comunità armena in Europa.
Nato a Teheran nel 1940 da genitori armeni, Vahramian era cittadino italiano. Viveva e lavorava a Milano dove si laureò in architettura (cum laude) presso il Politecnico nel 1961. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, è stato un artista versatile e coraggioso promotore di imprese culturali ”trasgressive” nel mondo armeno e italiano.
Vahramian ha fondato nel 1977 a Milano I/Com, Istituto per la ricerca sulle culture non-dominanti, il Musicam a Monaco di Baviera nel 1981, Istituto per le ricerche sulle musiche non-dominanti, e Oemme Edizioni (Milano-Venezia) nel 1995.
È autore di numerosi saggi e pubblicazioni sulle culture e sulle realtà dei Paesi mediorientali. Come pittore e scultore, ha partecipato a diverse mostre pubbliche e private in Italia e Germania. È noto in particolare per le sue terrecotte policrome e i dipinti figurativi con cui ha cercato di creare una contaminazione fra la cultura occidentale e quella medio-orientale.
Nel 2006 gli è stata dedicata una mostra antologica relativa agli anni 1981-1994 nello Spazio Guicciardini di Milano, realizzata con il patrocinio della Provincia. Nel 1992 è uscito il libro «Diaspora della mente. Conversazioni con Herman Vahramian» di Ornella Rota, Agopik Manoukian e Andrea Beolchi (Edizioni Tranchida). Nel 2002 l’artista ha pubblicato con le Edizioni Medusa il volume «Il pensiero nano al tempo della globalizzazione».
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