Mondo
Emergency: perché lasciamo l’Afghanistan
L'evacuazione dello staff internazionale a Dubai potrebbe essere temporanea, in attesa di valutare gli ulteriori sviluppi.
di Redazione
«Non sospende le attività, l’Ong fondata da Gino Strada, che opera in Afghanistan dal 1999». A chiarirlo è PeaceReporter, la testata online legata a Emergency. «La decisione non è stata improvvisa. Ad Emergency ci pensavano da giorni, stretti nel dilemma se rimanere in condizioni di estrema difficoltà o se far evacuare, almeno temporaneamente, gli operatori internazionali» scrive Maso Notarianni.
Nei giorni scorsi, tutto il personale internazionale era stato convocato a Kabul, per porter discutere della situazione e, anche, per mettere in sicurezza gli operatori dell’ospedale di Lashkargah, il più esposto, in questi giorni, a possibili problemi di sicurezza. Nella serata di ieri la decisione, sofferta, di lasciare anche Kabul e l’Afghanistan. E questa mattina presto, erano circa le dieci locali, un aereo delle Nazioni Unite appositamente approntato, ha portato i trenta operatori italiani di Emergency e gli altri otto di varie nazionalità a Dubai, lontano da ogni possibile ulteriore rischio. Dalla sede di Emergency viene chiarito che la partenza non è definitiva e che il personale che ha lasciato l’Afghanistan si incontrerà, all’estero, con componenti il direttivo dell’organizzazione per decidere insieme, fra oggi e domani, se continuare a operare nel Paese.
«Rimangono, a prestare le necssarie cure ai pazienti nei tre ospedali e nei ventotto posti di primo soccorso e centri sanitari, tutti i membri dello staff nazionale. Ma dopo le parole del potente capo dei servizi di sicurezza afgani Amrulah Saleh, “Emergency non è in realtà una vera organizzazione umanitaria, bensì un fiancheggiatore dei terroristi e persino degli uomini di Al Qaeda”, aveva detto, le condizioni per poter rimanere non c’erano davvero più».
«Anche perché» denuncia PeaceReporter, «a quelle pesantissime parole, nessuno, né in Afghanistan, né soprattutto a Roma, aveva pensato di replicare con quel necessario sdegno che un normale governo avrebbe dopo che una istituzione del suo paese, e una istituzione del calibro di Emergency, era stata messa sotto accusa.
Come niente era stato detto, quantomeno in modo ufficiale, per l’arresto illegale di Rahmatullah Hanefi, il manager dell’ospedale di Emergency a Lashkargah, che per conto del governo italiano aveva aperto un canale con i rapitori di Daniele Mastrogiacomo ed era riuscito a far tornare a casa il giornalista italiano vivo».
«Non una parola per difendere la scelta, giudicata dallo stesso governo quella giusta e l’unica posssibile, di utilizzare Emergency per riportare a casa il giornalista italiano.
“Il Governo italiano – diceva solo ieri Emergency in un comunicato – si sente estraneo a questo insieme di calunnie, minacce e accuse mosse dall?interno di un «governo amico» a una Ong italiana riconosciuta dal Ministero degli affari esteri? Non ci sono proteste da muovere e chiarimenti da richiedere all?ambasciatore afgano in Italia?».
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