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Emergenza Tsunami: le ong costrette a pagare la dogana
La denuncia è stata fatta alla BBC da OXFAM, che sostiene di aver gia' dovuto pagare al Governo dello Sri Lanka circa un milione di dollari per poter sdoganare 25 veicoli
di Redazione
Associazioni non governative, impegnate nella difficile campagna di ricostruzione dopo le devastazioni causate dallo tsunami, sono costrette a pagare alla dogana dello Sri Lanka ingenti somme di denaro per l’ importazione dei mezzi necessari. La denuncia viene in particolar modo dall’ associazione caritatevole britannica Oxfam, che sostiene di aver gia’ dovuto pagare al Governo dello Sri Lanka circa un milione di dollari per poter sdoganare 25 veicoli necessari per effettuare i lavori di ricostruzione. Secondo quanto affermato dal portavoce dell’associazione umanitaria britannica, ”l’importazione dall’India di venticinque veicoli Mahindra si e’ resa necessaria in quanto lo Sri Lanka non produce automobili e quindi era impossibile comprarli sul posto”. Oxfam ha precisato alla BBC che l’acquisto di veicoli di tipo particolare era essenziale per poter raggiungere alcune aree interne del Paese, caratterizzate dalla totale assenza di strade asfaltate, oltre che da una estrema poverta’. Lo Sri Lanka e’ uno dei Paesi che maggiormente ha risentito dello tsunami. Circa 31.000 sono i morti accertati e oltre mezzo milione di persone sono rimaste senza tetto. ”Ovviamente – ha continuato il portavoce della ONG Oxfam – avremmo preferito non pagare tutte quelle tasse per l’ importazione dei veicoli ed infatti abbiamo cercato di fare di tutto perche’ ci fossero tolte, ma purtroppo il governo ha rigettato la nostra richiesta, dicendo che la legge impone che noi dobbiamo pagare le normali tasse di importazione. Tutto cio’ comunque non ostacolera’ ne’ compromettera’ il nostro lavoro e il nostro impegno per la rinascita di questo Paese sfortunato”. Il portavoce del Presidente dello Sri Lanka, Hairim Peiris, pur non entrando nel merito specifico del caso della Oxfam, ha fatto sapere che le tasse di importazione doganale erano state sospese per i primi quattro mesi dopo lo tsunami, ma che poi il Ministero delle Finanze aveva deciso di reintrodurle, soprattutto per cercare di promuovere l’utilizzo di prodotti locali ed evitare speculazioni di mercato. La vicenda ha suscitato numerose polemiche, soprattutto nel campo degli operatori umanitari, che hanno evidenziato come situazioni di questo tipo finiscano con rallentare, se non addirittura vanificare, gli sforzi del mondo intero per l’opera di ricostruzione post tsunami. Accuse del tutto respinte dal portavoce del Presidente, Peiris, che sottolinea anzi come ”gli aiuti stiano procedendo secondo standard internazionali accettabili”.
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