Primo maggio

Erri De Luca: «Certi incidenti sul lavoro sono condanne a morte»

Alla vigilia della Festa dei lavoratori, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato di morti sul lavoro definendoli «una piaga che non accenna ad arrestarsi» e ha incalzato il Governo aggiungendo che «non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione». Lo scrittore Erri De Luca: «"Morti sul lavoro" suona per me come morti di qualche malattia. Le parole contano: si tratta di omicidi periodici che lasciano illesi i responsabili»

di Ilaria Dioguardi

Il monito del Capo dello Stato Sergio Mattarella è arrivato alla vigilia del Primo maggio. «Quella delle morti del lavoro è una piaga che ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione». È evidente che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori».

Secondo l’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro-Inail, tra gennaio e febbraio 2025 le vittime sul lavoro sono in aumento, rispetto allo stesso biennio dell’anno scorso: 138 contro 119 (+16%). «Altri 650 milioni per la sicurezza sul lavoro» li ha annunciati la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio.

«Respingo la definizione di incidenti. Le condizioni di logorio fisico in mancanza di pause lungo la durata di un turno comportano una continua condanna a morte». A parlare è lo scrittore Erri De Luca, che ha lavorato per tanti anni in molti cantieri, in Italia e all’estero.

De Luca, solo nei primi due mesi di quest’anno le morti sul lavoro sono state 138, il 16% in più dello stesso biennio dello scorso anno.

Il dramma di morire nell’edilizia è una questione di ritmi di lavoro. Più si scende nei subappalti più il margine di profitto si riduce e comporta un’accelerazione dei tempi di lavoro. Lo sfruttamento intensivo della manodopera comporta un logoramento dell’attenzione insieme alla stanchezza fisica. L’operaio oggi sta da singolo, isolato sul posto di lavoro, su di lui pesa il ricatto: o così o niente.

Respingo la definizione di incidenti. Le condizioni di logorio fisico in mancanza di pause lungo la durata di un turno comportano una continua condanna a morte

Lei ha lavorato nei cantieri edili da operaio per tanti anni della sua vita. Può raccontarci qualcosa della sua esperienza personale di lavoro in cantiere?

In edilizia l’operaio passa da un lavoro all’altro, cambiando posto e compagni. È un mestiere vagabondo, se non si sta in una grande azienda. Ho lavorato in molti cantieri e in vari posti, in Italia e all’estero. In Francia negli anni ’80 ero il solo operaio italiano, l’ultimo, in mezzo a immigrati dall’Africa e dall’Europa dell’est. Lavoravo a una demolizione d’estate col martello pneumatico. Una fiammata improvvisa, il compagno vicino, uno jugoslavo era saltato in aria perché il suo martello pneumatico aveva tranciato un cavo elettrico di alta tensione. In un cantiere è molto vario il numero di pericoli mortali.

Ogni anno ci sono più di mille morti all’anno sui posti di lavoro, e decine di migliaia di feriti. Lei disse in un’intervista, nel programma Benedetta economia! su Tv2000, che «non sono incidenti sul posto di lavoro, ma cedimenti strutturali dell’organismo che causano quelle morti e quei ferimenti».

Respingo la definizione di incidenti. Le condizioni di logorio fisico in mancanza di pause lungo la durata di un turno comportano una continua condanna a morte. Si sale su un mezzo di trasporto al buio di un giorno di lavoro sapendo che tra di noi avverrà una decimazione. Al numero degli uccisi vanno aggiunte le decine di migliaia di feriti, mutilati, invalidi. Gli incidenti avvengono in montagna tra persone che sanno di correre qualche pericolo volontario e festivo. Chi deve affrontare ogni giorno dei pericoli obbligatori per un salario non subisce incidenti, sale invece su invisibili patiboli.

Erri De Luca

Non si seguono le procedure di sicurezza, i ritmi di lavoro sono massacranti. A suo avviso, sono queste le maggiori cause dell’alto numero di morti sul lavoro? Cosa si potrebbe fare per migliorare le condizioni di lavoro ed avere ritmi di lavoro meno disumani?

Diritto alla pausa individuale, senza doverla chiedere, diritto a chiedere spiegazione: riguardano il rispetto e la dignità, beni che si conquistano con l’unione delle forze di lavoro, con un potere contrattuale collettivo.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato: «Quella delle morti del lavoro è una piaga che non accenna ad arrestarsi e che, nel nostro Paese ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione. Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione. È evidente che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori». Vuole commentare le parole del Presidente? 

Morti sul lavoro suona per me come morti di qualche malattia, epidemia. Le parole contano: si tratta di uccisioni, di omicidi periodici che lasciano illesi i responsabili.

Perché bisogna festeggiare il Primo maggio, quando in Italia muoiono sul posto di lavoro migliaia di persone?

Bisogna celebrare il Primo maggio, giornata per onorare la forza lavoro. Festeggiarla con dei concerti musicali in piazza è simile a chi festeggia la Pasqua dimenticando che si tratta della memoria di una crocifissione.

Foto di apertura di Emma Houghton su Unsplash e, nell’articolo, foto Archivio Fondazione Erri De Luca

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