Welfare
essere un clown dottoreè una cosa molto seria
animazione Un tempo volontario, oggi professionista
di Redazione

Scienziati del sorriso a servizio del benessere di grandi e bambini. Sono i clown dottori, figure professionali che da qualche anno operano negli ospedali italiani. Non sono tanti piccoli Patch Adams, chiarisce Leonardo Spina, presidente della Federazione internazionale di comicoterapia Ridere per Vivere. «Patch mette al centro della sua terapia la relazione medico-paziente, cura con l’amore e usa l’ironia come suo veicolo. Il che è giustissimo, ma usare la risata come terapia è un’altra storia».
Una storia che molti hanno iniziato a vivere da volontari (i «volontari del sorriso») ma che per altri può essere un vero e proprio mestiere. Arrivano in Italia negli anni 90. I primi corsi di formazione li organizza nel 1996 una piccola cooperativa sociale di Roma: Soccorso Clown. Ridere per Vivere si concentra sull’aspetto terapeutico, offrendo a sua volta corsi di formazione e creando nel 2003 una federazione internazionale di comicoterapia. «Il lavoro del clown dottore parte dalla consapevolezza che il bambino che ride avrà bisogno di una dose minore di antidolorifici», spiega Spina.
Qual è l’attività quotidiana di un clown dottore? «Lavoriamo sulla paura dei prelievi e delle altre pratiche cliniche invasive, seguiamo i pazienti nel pre e nel post operatorio e facciamo visita ai bambini», racconta Spina. Ma perché il loro lavoro sia efficace occorre prima di tutto creare una sorta di «aggancio relazionale» con i piccoli ospiti di reparti clinici.
«Lì sta la bravura del clown, nel valutare il contesto», continua il presidente di Ridere per Vivere. «Ogni stanza di ospedale ha una storia a sé. C’è chi ha voglia di ridere e chi non ne ha. Creare un clima di comunità, dove si condividono emozioni, non è sempre semplice». La risata, insomma, è terapeutica ma va usata con accortezza: «Può sembrare semplice ma occorre tener presente che noi non incontriamo solo il dolore degli altri, ma anche il nostro», dice Spina.
Per gestire questo complesso flusso di emozioni (positive solo se opportunamente amministrate) serve una solida formazione. Come scegliere un corso professionalizzante? Affidarsi alle università è una buona idea: sulla clownterapia è stato attivato un master all’ateneo Roma Tre e un corso di alta formazione in quello di Bologna.
«Questo è un mestiere nuovo, mentre l’università è spesso un’istituzione vecchia. Diffidare dunque da quei corsi che non hanno uno stretto legame, magari per il tirocinio, con le associazioni o le cooperative che fanno clownterapia», fa notare Spina.
Attenzione allo stage e alle quote d’iscrizione. «Il corso deve durare almeno 200 ore. I nostri sono di 360 ore e costano 1.100 euro», conclude Leonardo Spina. Per orientarsi è utile reperire informazioni sul web e visitare di persona l’associazione.
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