La gente viene da noi non per bontà d’animo ma perché i nostri prodotti sono buoni». Eraldo Berti, tra i fondatori della cooperativa Conca d’oro di Bassano del Grappa, ci tiene a precisarlo. La fattoria sociale si trova a poco più di due chilometri dal centro città, i clienti non mancano. «Anzi, facciamo fatica a star dietro a tutti gli ordini», dice Eraldo. I prodotti sono quelli tipici della zona, dall’asparago bianco al broccolo. Tutto rigorosamente biologico. «Abbiamo un punto vendita nella nostra sede», continua Berti, «in più ogni settimana siamo con la nostra bancarella al mercato cittadino». Con la particolarità che a vendere i prodotti ci sono anche i ragazzi che li hanno coltivati: 12 giovani disabili che lavorano regolarmente nella cooperativa, cinque giorni alla settimana, dalle 8 alle 16. C’è anche un punto ristoro, i ragazzi stanno ai fornelli e servono ai tavoli del ristorante. «Così ribaltiamo il concetto di inclusione: sono loro ad accogliere chi viene a trovarci», dice il presidente.
La cooperativa nasce nel 2006 grazie al contributo della Fondazione Pirani-Cremona. Lo storico ente bassanese mette a disposizione la fattoria, una struttura della seconda metà del diciannovesimo secolo, e il fondo di circa sette ettari. «Sin dall’inizio abbiamo fatto corsi di orticultura rivolti a persone con disabilità, muovendoci nell’ambito di progetti della Comunità Europea», spiega Berti. Oltre che luogo di lavoro, per i ragazzi, soprattutto disabili mentali, la Conca d’Oro è anche una comunità alloggio. «Ma qui nessuno la chiama così, per loro è semplicemente la casa», dice Berti. Per essere inseriti nell’attività seguono dei veri e propri corsi. «Cerchiamo di insegnargli il più possibile, in modo che siano in grado di svolgere almeno due mansioni. Non facciamo “riabilitazione”, semplicemente lavoriamo con loro fianco a fianco, giorno dopo giorno». Un ruolo fondamentale, riconosciuto dall’Azienda sanitaria locale, con cui la Conca d’oro collabora sin dall’inizio.
Dal punto di vista economico, come regge tutta l’impresa? «Non prendiamo nessuna sovvenzione pubblica. Un contributo importante ci arriva dalla Fondazione Cariverona o da singole donazioni, il resto è tutto frutto del nostro lavoro. Nonostante la crisi del settore, gli affari vanno bene: nell’ultimo bilancio il fatturato è stato di 600mila euro», risponde Berti. Per questo si possono permettere di vendere le loro 35 varietà di ortaggi a prezzi competitivi, nella media di quelli di mercato. «E poi la comunità locale ci è molto vicina», aggiunge Berti. «Quando abbiamo dovuto ristrutturare la fattoria son venuti a darci una grossa mano gli alpini di Bassano del Grappa. Ormai tutti qui sentono questa realtà come propria».
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