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Social Network Così il non profit sta imparando ad usare le piazze virtuali più grandi del mondo

di Redazione

Oltre 18 milioni di utenti attivi al mese, un milione di organizzazioni non profit registrate: sono i numeri
di “causes”, l’applicazione sociale del network più famoso
del mondo. Semplice, economica e aperta a tutti,
sta conquistando anche l’Italia. Ecco come funziona
e perché non si può fare a meno di esserci L a Campagna per la prevenzione dei tumori ha già raggiunto quota 4.151.869 membri e raccolto 77mila dollari per sostenere il Brigham & Womens Hospital di Boston. Segue l’appello Stop al Global Warming , con 2.362.929 adesioni e poco più di 29mila dollari donati. Al terzo posto, torna la preoccupazione “oncologica” con una Corsa per fermare il cancro che ha totalizzato ben 2.072.732 iscritti e 15.464 dollari.
Sono le “causes” di Facebook, il social network più frequentato al mondo. Presentate con lo slogan «Equal opportunity activism», consentono a chiunque di mobilitarsi per un obiettivo sociale, anche in mancanza di budget elevati; vedono una media di 18.842.446 utenti mensilmente attivi, per oltre un milione di organizzazioni non profit registrate. Negli ultimi mesi le iscrizioni sono schizzate alle stelle, catapultando la virtual community di Mark Zuckerberg nella hit parade dei 10 siti più cliccati al mondo, con oltre 132 milioni di utenti unici a giugno 2008 e un incremento annuo del 961% (dati ComScore).

Fare network
Vetrine gratuite dove esporre fotografie, recuperare contatti, chattare, condividere link e riflessioni. I social networks sono questo e qualcosa di più: «Intercettano il desiderio della gente di fare comunità, di sviluppare processi di cittadinanza societaria»: parola di Francesco Pira , docente di Comunicazione pubblica e sociale e di Relazioni pubbliche all’università di Udine. «L’elezione di Obama, il “presidente YouTube”, insegna». Da anni, attraverso il web, Pira tiene d’occhio l’approdo del non profit sulla rete, stilando le classifiche dei migliori siti sociali online, valutandone accessibilità, fruibilità, interattività. «Internet permette un’estensione della cerchia sociale, ma soprattutto rappresenta per il non profit l’opportunità di superare un antico tallone d’Achille: la scarsa penetrazione nei tradizionali mezzi di comunicazione».
Sulla capillarità del mezzo non ci sono dubbi, e ancor meno ce ne sono sul suo potere “aggregativo”: «Una rapida incursione fra i profili di FB basta per avere sentore dell’enorme quantità di gruppi nati in seno al network», micro community raccolte attorno a interessi o attività comuni. Chiunque può aderire ai gruppi esistenti, o crearne di nuovi (fino a 200) cliccando sull’applicazione dedicata. Molte organizzazioni del terzo settore hanno annusato la possibilità di riunire online i loro supporters e sono sbarcate su FB con un profilo associativo o come gruppo: dai Giovani di Amnesty International (519 iscritti in Italia) ad Avis (482), passando per la Croce Rossa italiana (302).

Le “Cause” di FB
Creata da Project Agape (Berkeley, CA), l’applicazione Causes consente a chiunque di aprire una pagina per presentare la campagna sociale che intende sostenere, anche dal punto di vista economico. Gli “amici”, infatti, possono essere invitati a partecipare alla causa attraverso un’adesione ideale («firma per?»), una donazione con carta di credito o reclutando nuove persone. «Non abbiamo a che fare con “l’opinione pubblicata”», dice Pira. «A differenza dei media tradizionali, la rete mette a confronto persone capaci di idee proprie. In questo, gli elementi valoriali e passionali tipici del non profit fanno la differenza. Il volontariato ha bisogno di due cose: il contatto con donatori disposti a dare e/o a spendersi per una causa; il dialogo con gli attuali o i futuri dirigenti. Internet offre entrambe».
Quello di Causes è un sistema che, in un network di oltre 100 milioni di utenti, può produrre risultati significativi a costi praticamente nulli. L’Italia è ancora indietro, ma il non profit a stelle e strisce ha già avviato il fund raising 2.0: attualmente l’abilitazione alla raccolta di denaro copre solo Canada e Stati Uniti, con quattro associazioni incaricate di gestire i flussi di denaro trattenendo per sé tra il 3 e il 5%. Si tratta di Network for Good per le non profit Usa, CanadaHelps per le charities canadesi, ActBlue per il partito democratico e AbcPac per i repubblicani. In campagna elettorale, per esempio, per Obama sono state create la bellezza di 577 cause per oltre 200mila membri e 22mila dollari donati.

Su FB scorre sangue?
Compaiono anche in Italia i gruppi dei donatori di sangue che usano FB per promuovere la cultura del dono. Ne citiamo due: i Donatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e gli Amici donatori di sangue del Policlinico di Milano. Ma l’applicazione creata da Takes All Types (Tat), non profit di New York impegnata nelle donazioni di sangue, è qualcosa di più di un semplice canale promozionale: è un vero sistema di chiamata a raccolta, nonché di smistamento. Ai netizen che installano l’implementazione dedicata è chiesto di comunicare residenza, gruppo sanguigno, disponibilità alla donazione.

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