Famiglia

FAMIGLIA. Parte la riscossa delle mamme avvocato

Un settore in cui la maternità è particolarmente penalizzata. Ma ora guida la classifica dei progetti di conciliazione famiglia-lavoro approvati dal Ministero

di Sara De Carli

Parte la riscossa delle mamme avvocato. In data 13 luglio 2009, il Dipertimento per le politiche per la Famiglia ha pubblicato il Decreto di approvazione della graduatoria dei progetti di azioni positive per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro di cui all’art. 9, comma 1, della legge 8 marzo 2000, n. 53,

Sono gli studi degli avvocati Arditelli Carmelina (Abruzzo), Beghini Alessia (Piemonte), Borrelli Maria Rachele (Veneto), Bui Katia (Piemonte), Ferrari Nicoletta (Veneto) e Toppan Michele (Veneto). Sei progetti sui 73 approvati, con finanziamenti piccoli (sotto i 15mila euro), ma la categori degli avvocati è l’unica che emerge come presenza forte, in questo bando.

La causa? La mancanza di una normativa omogenea che tuteli la maternità nel settore legale. Spesso le giovani avvocate si vedono costrette a interrompere il lavoro, con un tasso di successivo abbandono altissimo. Questione seria, perché le donne rappresentano il 40% degli iscritti all’ordine con punte del 50% in alcuni Albi territoriali e tra i praticanti si sale al 60%: la maggioranza assoluta dei professionisti di domani avrà potenzialmente a che fare con questo problema.

In assenza di una normativa, fino a poco tempo fa erano le prassi a determinare il comportamento della comunità forense, lasciando di fatto al buon cuore delle “parti in causa” (giudici, cancellieri, colleghi e clienti) il grado di collaborazione da offrire alla neo o futura mamma. Finché nel 2007 una sentenza della Cassazione ha rigettato il ricorso di un avvocato che si era visto negare l’allattamento come «legittimo impedimento a comparire in udienza».

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