Non profit
Farmacie col surplus
Infermieri e fisioterapisti dietro il bancone. Federsanità: «Chi paga?»
di Redazione
Tra qualche tempo, per ricevere alcune prestazioni prescritte dal vostro medico, anziché andare in ospedale, potrete entrare nella farmacia all’angolo dove troverete infermieri e fisioterapisti. Avrete meno attesa, meno stress e i benefici saranno più immediati. È uno degli obiettivi che si proponeva la legge 69 approvata nel 2009, il cui articolo 11 prevede appunto un nuovo ruolo delle farmacie nell’erogazione di servizi socio-sanitari. Perché la riforma diventasse realtà, occorrevano quattro decreti attuativi che, entro qualche settimana, saranno inviati alla Conferenza Stato-Regioni. Una volta avuto il parere di quest’ultima, i ministri del Lavoro e della Salute – di concerto con i colleghi dell’Economia e dell’Innovazione – potranno dare avvio effettivo a una riforma che ha implicazioni più che notevoli.
Le quasi 18mila farmacie italiane – che nel primo trimestre 2010 hanno erogato medicine per una spesa di quasi 3 miliardi (a carico del Sistema sanitario nazionale) e i cui servizi, secondo il Censis, sono considerati di buona qualità dal 62% degli italiani – diventeranno così veri e propri presidi sanitari a disposizione dei cittadini anche per la prenotazione e il ritiro di analisi. Allo stesso tempo i farmacisti daranno un contributo essenziale alla riorganizzazione del Ssn (con il superamento della centralità della struttura ospedaliera, non più sostenibile in termini economici e di efficacia delle prestazioni).
Una vera rivoluzione copernicana che ha molte implicazioni e richiede la collaborazione di molti soggetti (dai farmacisti al medici di base). «Noi caldeggiamo la riforma», premette Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità – Confcooperative, «ma ci piacerebbe capire qualcosa in più. Ad esempio non è chiaro chi paga e come questi servizi. E poi chi ne ha la responsabilità sanitaria». Non proprio dettagli. «Nel complesso però anche noi siamo convinti», prosegue Milanese, «della necessità di un nuovo ruolo delle farmacie. Che però devono essere considerate come un anello in una filiera sanitaria, che comprenda i medici di medicina generale, gli operatori dell’assistenza e le mutue. Per noi una farmacia che scende nel territorio, che va verso la casa del cittadino, è una risorsa irrinunciabile. Se però ci si limita ad attribuire compiti impropri senza fare un ragionamento di sistema, si creano le basi per ulteriori problemi in futuro».
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