Non profit

Fawkes, simbolo della piazza, è un business da multinazionale

di Redazione

Il volto di Guy, papista cospiratore del Seicento,
è stato trasformato ? per errore di un fumettista ? in una maschera dal ghigno sardonico indossata da milioni di manifestanti. Un’icona pop, come il Che Guevara e l’Obama di Obey, messa subito a profitto. La maschera ufficiale è prodotta da una delle big companies sotto accusa, la Warner Bros.Che cosa c’è dietro il sorriso di quella maschera bianca e ghignante? Di chi si stanno prendendo gioco tutti i manifestanti dietro il volto di Guy Fawkes? L’origine dell’enigmatico sorriso simbolo della protesta in realtà è uno scherzo della memoria. Lo racconta l’uomo che ha disegnato ? quasi trent’anni fa ? l’icona della protesta globale. «Era estate, non potevo comprare una delle maschere che si usano per il 5 novembre. Mi sono affidato ai miei ricordi, credevo che Fawkes ridesse, ma non era così. Però il risultato è stato spiazzante, felice», ha dichiarato David Lloyd, il fumettista che ha illustrato V for Vendetta, la graphic novel edita nel 1982 che ha riportato in vita Guy Fawkes. L’eroe inglese protagonista della “Congiura delle ceneri”, il cattolico difensore del Papa che, sfidando il potere protestante, aveva progettato di far saltare in aria la Camera dei Lord proprio il 5 di novembre dell’anno 1605. «Remember, remember the fifth of novembre», il suo motto, riportato in piazza oggi.
«La maschera è qualcosa di visibile, che ci distingue dagli hippies o dai vecchi socialisti e ci da un’identità tutta nostra», ha detto alla Bbc un’anonima ? ovviamente ? londinese tra gli occupanti della Cattedrale di Saint Paul di New York. «L’uso dell’immagine da parte dei manifestanti mi ricorda il modo in cui la celebre fotografia di Ernesto Che Guevara, scattata dall’argentino Alberto Korda, è diventata un’icona fashion dei ribelli del ventesimo secolo», ha affermato Lloyd. Un destino curioso per il personaggio ispirato a un militare cattolico. «È diventato un brand condiviso e un comodo manifesto da usare nelle proteste contro la tirannia. Una nuova icona della cultura pop».
Perché scegliere proprio quel personaggio? Lloyd ricorda che quando lui e Alan Moore (l’autore dei testi della graphic novel) stavano lavorando al personaggio, avevano in mente l’idea di una guerriglia urbana contro una dittatura fascista, ma volevano anche inserire un elemento più teatrale nella storia. «Sapevamo che “V” era scappato da un campo di concentramento in cui era stato sottoposto a esperimenti medici. Ebbi l’idea che nella sua follia avesse deciso di adottare il volto e la missione di Guy Fawkes», racconta Lloyd.
Nel libro il nome del personaggio è semplicemente “V”. La sua firma è quella lettera racchiusa in un cerchio, con un chiaro richiamo al simbolo dell’anarchia.
Shepard Fairey, alias “Obey”, lo street artist che nel 2008 aveva creato il manifesto Hope per Obama, quest’anno ha rielaborato la sua opera. Con Fawkes al posto del presidente. E quando il creatore di Wikileaks, Julian Assange, ha deciso di apparire in pubblico il 15 ottobre a Londra ha scelto proprio di nascondersi dietro quella maschera. Ma la prima apparizione del volto sardonico si registra in una protesta del 2008 contro Scientology.
A produrre le maschere di plastica è la Rubies Costume Company, per conto del colosso Warner Bros., casa produttrice del film ispirato al fumetto, uscito nel 2006. Ne vengono venduti centomila esemplari all’anno, di cui 16mila solo in Gran Bretagna (il costo? Va dalle 4 alle 7 sterline, non sono certo economiche). Il portavoce dell’azienda si è detto preoccupato: «L’essere associati agli attivisti può danneggiare l’immagine della corporation», ma ha pure ribadito che le vendite andavano bene anche prima delle proteste. «È ironico il fatto che gli anticapitalisti abbiano inconsapevolmente supportato una multinazionale», ha scritto il blogger Paul Staines. In effetti la Warner è tra le prime 100 compagnie degli Stati Uniti, con un fatturato di 1,6 miliardi di dollari. Gli “Anonymous” hanno subito reagito alla critica incominciando a importare le maschere direttamente dalle fabbriche cinesi, per aggirare il controllo delle companies. E a partire dalle proteste di Madrid, si è diffusa l’autoproduzione, con il fai-da-te dei volti di carta del vendicatore.
«Credo che l’immagine sia stata scelta dagli Anonymous perché volevano mascherare la loro identità e allo stesso tempo difendere l’individualismo. E V for Vendetta è proprio la storia di un singolo, una persona, contro l’intero sistema», ha detto Lloyd dopo aver visitato di persona Zuccotti Park. Il disegnatore voleva vedere da vicino le proteste. Chi invece si è tenuto alla lontana dalle manifestazioni è Alan Moore, lo scrittore autore del soggetto. Lui è arrivato persino a disconoscere il libro, proprio in polemica con la Warner, dopo il film. Ma apprezza la protesta.
«Mentre lo scrivevo pensavo: non sarebbe meraviglioso se queste idee avessero davvero un impatto? Trent’anni dopo è come se il mio personaggio fosse scappato dalla fiction per entrare nel mondo reale», ha detto al Guardian. E ha svelato un altro dettaglio sulla storia del vendicatore. Moore aveva deciso di intitolare ogni sezione del libro con una parola che iniziasse per “V”. Al trentottesimo, e ultimo, capitolo i vocaboli iniziavano a scarseggiare. Vittime, Vaudeville, Vicissitudine, persino Verwirrung – “confusione” in tedesco ? erano già stati tutti usati. «Poi mi venne in mente “Vox Populi”, ricorda Moore: era quello che mi serviva. Il popolo. Quella misteriosa entità tanto spesso evocata. Il popolo era lì, dietro tutte quelle maschere».

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