Cultura

Filippine: appello dell’ambasciatore italiano per padre Bossi

L''ambasciatore italiano nelle Filippine, italiano Rubens Anna Fedele ha lanciato un appello ai rapitori di padre Giancarlo Bossi. Esclude che ci sia stata una richiesta di riscatto.

di Redazione

“Sono qui per tentare di creare un canale di comunicazione con i rapitori. Se i sequestratori hanno paura di parlare con la polizia perche’ potrebbe arrestarli o di parlare con l’esercito perche’ potrebbe sparare contro di loro, se non vogliono parlare con le autorita’ civili perche’ non hanno fiducia in loro, io sono qui”. E’ questo l’appello che ha lanciato ai rapitori di padre Giancarlo Bossi l’ambasciatore italiano nelle Filippine, italiano Rubens Anna Fedele. Ne da’ notizia il blog dei missionari del Pime nel Paese asiatico dedicato a padre Bossi. Le sue parole sono state pronunciate in una conferenza stampa tenuta prima di lasciare Payao (la parrocchia di padre Bossi nell’isola di Mindanao), l’ambasciatore ha tuttavia precisato che non potra’ ”agire su nulla” senza il consenso del governo filippino.

”Vogliamo che i sequestratori ci parlino delle condizioni di Padre Bossi, della sua salute. Cosa vogliono, quali condizioni pongono per il suo rilascio? Non vogliamo sapere chi siano ma perche’ l’hanno fatto” , ha detto infine l’ambasciatore definendo come ”mere speculazioni” le voci su una presunta richiesta di riscatto ed escludendo in ogni caso l’ipotesi di pagarlo.

Padre Giancarlo Bossi, 57 anni, e’ stato rapito il 10 giugno nel villaggio costiero di Bulawan, nella provincia di Zamboanga (ovest dell’isola meridionale di Mindanao), non lontano dal villaggio di Payao, sede della sua parrocchia.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.