Non profit

Formiamo professonisti delle relazioni sociali

Non basta insegnare le tecniche di raccolta fondi. La formazione deve fornire chiavi di lettura della società. Perché il fundraising riguarda sempre più numerosi settori

di Redazione

La figura del fundraiser si caratterizza per una molteplicità di percorsi di specializzazione professionale che evolvono insieme alla diversificazione e alla diffusione degli ambiti sociali che la richiedono. La formazione del fundraiser deve avvenire su un doppio livello: quello della padronanza di tecniche e strumenti sofisticati e innovativi per raggiungere i propri pubblici e quello della capacità di leggere il contesto di riferimento, gli orientamenti e le aspettative di donatori ogni giorno più attenti ed esigenti. Al professionista si richiede infatti di rispondere alla necessità dell?organizzazione di offrire specifiche prospettive di sviluppo sociale, contrarie a qualsiasi approccio improntato alla beneficenza. È qui che si colloca la maturazione del ruolo sociale del fundraiser, legata alla sua capacità di mantenere e creare relazioni attorno a bisogni, valori, orizzonti di benessere sociale in continua trasformazione.

Si delinea così il capitale umano del professionista, dato da una combinazione di conoscenze, competenze, capitale reputazionale e relazionale. Quello che oggi bisogna apprendere sono a tutti gli effetti delle chiavi di lettura della società per entrare in contatto con ?mercati? emergenti come ad esempio quello delle imprese, orientate a una vera e propria logica di investimento sociale, e quello delle fondazioni, caratterizzato dall?avanzare di una filantropia strategica che non si muove più solo a livello locale e nazionale, ma in un orizzonte globalizzato e che avrà a sua volta bisogno del fundraising per integrare le proprie risorse e rafforzare l?impatto del proprio intervento.

Il dato più significativo da considerare, dal punto di vista delle ricadute occupazionali, è che in generale gli ambiti del fundraising interessano dimensioni e settori sempre più ampi del nostro vivere sociale. Basta seguire l?attualità di tutti gli scenari del welfare, quali la sanità e l?assistenza, la cultura e l?università, per scoprire come il fundraising sia una parola chiave invocata dai soggetti pubblici, come ospedali, musei, biblioteche e dagli stessi enti locali. È così che, indipendentemente dalla natura privata non profit o pubblica dell?organizzazione, è emersa negli ultimi anni l?importanza di dar vita a percorsi di specializzazione legati a questi diversi ambiti di intervento e all?acquisizione, da parte del professionista, di una visione delle specifiche dinamiche evolutive che li caratterizzano. Lungo questa direzione la formazione professionale deve prevedere, con spirito di anticipazione, un continuo spostamento di orizzonti, legato a nuove dimensioni di qualità della vita. Pensiamo al fundraising territoriale, all?importanza di raccogliere il contributo degli attori privati nei percorsi di riqualificazione e sviluppo locale. O al fundraising politico: in questo caso raccogliere fondi significa riallacciare nuove forme di partecipazione democratica e di trasparenza.

Queste sono oggi le opportunità che si presentano a chi voglia intraprendere questa professione, e a cui la formazione deve rispondere con la consapevolezza che fare fundraising non significa solo apportare risorse sempre più necessarie, ma attivare circuiti innovativi di adesione e appartenenza attorno a dimensioni di benessere sempre più articolate.

Alberto Masacci,
amministratore Goodwill, cofondatore e docente
The Fund Raising School

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