Mondo

Francesco a Lampedusa

Emozionata l'accoglienza dei migranti che porgono il saluto al Papa: «L'Italia ci accoglie, ma vorremmo che altri Paesi europei ci aiutassero»

di Redazione

«Papa, attenzione alla testa», gli dice il vescovo di Agrigento poco prima che la giardinetta parta da Punta Favarolo diretta al campo sportivo di contrada Arena dove sta per iniziare la messa. L’eccezionalità di questa visita sta in ogni fotogramma e stralcio di audio rubato dalle dirette tv. A cominciare dall’arrivo via mare, sulla lancia della Guardia Costiera che ogni giorno recupera migranti al largo dell’isola (anche questa mattina sono arrivati due barconi con 166 persone).

Si sente l’emozione nella voce, stentata, dei migranti che accolgono Papa Francesco. Sono loro ad aprire, sul molo, questo primo viaggio di Bergoglio. Gli parlano nella loro lingua, mentre un altro migrante traduce, e non sono frasi di circostamza quelle che accolgono il Pontefice: «Papa, noi per arrivare in questo luogo abbiamo dovuto superare tanti ostacoli, tante violenze, siamo stati schiavi e abbiamo sofferto». Un saluto doloroso, che Bergoglio ascolta in silenzio.

L'ultimo intervento entra, con semplicità, nel vivo del "problema": «Noi siamo qui perché non possiamo andare da nessun altra parte. Abbiamo le impronte digitali, e siamo costretti a stare in Italia. Ma siamo tantissimi, vorremmo che altri paesi europei ci aiutassero». Un appello rivolto al Papa, ma che tocca tutto il sistema della cosiddetta accoglienza, chiama in causa la politica Europea. Dopo soli 15 minuti, la visita di Francesco in questa che lui stesso ha definito «la porta d'Europa» lancia già la prima pietra nello stagno dell'indifferenza.

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