Non profit
G8. Sacconi: «Politiche sociali , il motore della ripresa»
Lo ha detto stamattina aprendo il secondo giorno di lavori
di Redazione
«Le politiche sociali sono il motore del benessere e della ripresa». Con queste parole, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha aperto i lavori della riunione ministeriale del G8, in corso alla Farnesina a Roma. «Le politiche sociali» – ha ribadito Sacconi – «possono sostenere il reddito quando viene meno e possono incoraggiare i consumi e il risparmio, garantendo la soddisfazione di alcuni bisogni come l’assistenza sanitaria». Per il ministro si tratta di un cardine talmente importante da affermare che «la sostenibilità sociale deve essere considerata un parametro fondamentale nella stabilità economica». In quest’ottica, è auspicabile anche un «diverso ruolo del Fondo Monetario Internazionale», ha detto Sacconi, che ha aggiunto. «Credo che il prossimo G20, debba considerare il parametro della sostenibilità sociale, anche attraverso una più stretta collaborazione tra Fmi e Ilo». Di fronte alle crescenti preoccupazioni per la crisi, «è bene che le organizzazioni internazionali che dovrebbero indicare le prospettive sull’economia e sul lavoro non alimentino il clima di sfiducia». Così si è espresso il ministro del Lavoro, che invita le organizzazioni internazionali a «indicare le forbici» sui possibili scenari futuri dando conto non solo della possibile involuzione del circolo vizioso della sfiducia, ma anche «della possibile evoluzione positiva dello scenario».
«La crisi» – ha poi detto Sacconi – «può cambiare il nostro futuro: si tratta di agire sul rapporto di fiducia laddove esso ha cominciato ad intaccarsi, ossia i mercati finanziari, ma consapevoli anche che la crisi si è propagata al consumo e ai lavoratori e ha coinvolto le stesse istituzioni democratiche, mondiali e internazionali».
«Ieri nell’incontro con le organizzazioni sindacali e le organizzazioni datoriali», ha proseguito, «abbiamo analizzato quali potesse essere le parti più danneggiate dalla crisi economica ed indubbiamente sono i lavoratori “adulti”, o gli “anziani”. Lavoratori che hanno ancora
un’aspettativa di vita di almeno 30 anni e condannarli così presto significa anche un impoverimento di molte famiglie, perché spesso hanno ancora figli piccoli». Da qui l’invito ai ministri del Lavoro riuniti a Roma a «considerare con attenzione la condizione delle donne, dei giovani, «che rischiano di rimanere intrappolati ai margini del mercato con lavori di scarsa qualità». Per il ministro del Lavoro questi ultimi devono quindi essere sostenuti «non tanto con il reddito ma
piuttosto nella transizione dalla scuola al lavoro», pensando anche a nuove opportunità di lavoro come quelle offerte dai green jobs e dai white jobs».
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