Cultura

Gaber uno che non va in (n)eurovisione

Recensione del libro con videocassetta "Parole e canzoni" di Giorgio Gaber (di Antonino Piazza).

di Redazione

Nel regno delle statistiche, buon per i ?polli?, al tempo della visibilità, dove si consumano immagini e si vien consumati dall?apparire, dal presenzialismo, dove non si è se non si buca o sbuca dalla tv, fa davvero piacere trovarsi tra le mani questo cofanetto Parole e canzoni del grande Giorgio Gaber (libro più videocassetta, a cura di Vincenzo Mollica, 20 euro, Einaudi Stile libero). Un evento che non andrà mai in (n)eurovisione, potrebbe essere il sottotitolo di questo evento editoriale. Gaber, del resto, per salvaguardare la propria libertà aveva optato per il teatro, affidandosi alla sola forza della parola, che intesse questi monologhi mai pubblicati in libro prima d?ora. “E no. Voi siete brutti, stupidi, ideologici, mentali. Voi anche quando parlate di corpo siete distaccati, testacchioni. Andate sempre di testa vostra, voi, sempre di testa. Andate di corpo”. Gaber è l?esempio vivente di che cosa significhi riprendersi la vita, partendo dalla sua fisicità, non da un?idea astratta. “Quando si è filosofi non si sogna mai a caso. Ero una specie di Diogene, con una lampada in mano in un posto che poteva essere Roma. Cercavo l?uomo in questo sgretolamento. Sento cantare da lontano. Sarà Claudio Villa? Non era Claudio Villa, si avvicina. Più moderno. Era Gesù! Cristo!” La lotta di Gaber sta tutta in questo desiderio di salvare la vita dal peso dell?astrazione. Di salvarla in carne e ossa. Grazie a un canto vero.
di Antonino Piazza

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