Welfare

Garantismo a corrente alternata

di Redazione

Romeni. L’inchiesta lampo si incaglia sul Dna. E le certezze assolute sulla colpevolezza di Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz, arrestati per lo stupro nel parco della Caffarella a Roma, diventano un po’ meno assolute. I loro profili genetici non corrispondono in maniera univoca con quelli rilevati dalle tracce biologiche ritrovate sui vestiti e sul corpo della giovane vittima. Gli indizi a loro carico rimangono pesanti, a cominciare dal riconoscimento delle vittime. Senza contare che Racz è accusato di un altro stupro, avvenuto a Roma a gennaio. Nei prossimi giorni verranno eseguiti ulteriori accertamenti di laboratorio, che probabilmente diraderanno la nebbia. Resta un’impressione di fondo. Che quando si tratta di romeni la presunzione di innocenza rischi un po’ di saltare, così come il garantismo sempre invocato dai nostri politici (quante volte sono stati mostrati in manette, i due, da tv e giornali?). C’è solo da augurarsi che la sacrosanta ricerca dei colpevoli, sulla spinta dell’emozione generale suscitata da episodi orribili come questi, non faccia commettere errori imperdonabili.
Albanesi. Esplode una palazzina a Barberino del Mugello, in provincia di Firenze, e sotto le macerie muoiono una donna e i suoi due figli, Angelina Gonai, albanese, 37 anni, Dorina di 14 e Dorian di 13 anni. Si è invece salvato il padrone di casa, Tommaso Mengoni, 38 anni, dall’appartamento del quale sarebbe partita la fuga di gas che ha causato l’esplosione. Il capofamiglia, Gezim Gonai, era in Albania perché aveva perso il lavoro. Lui è muratore, mentre Angelina lavorava in un ristorante a Barberino. Una famiglia perfettamente inserita in paese. Nelle consuete interviste dei giornali a ridosso della tragedia si sono lette parole di grande affetto da parte dei compaesani. Che invece hanno puntato il dito su Mengoni e sui suoi trascorsi di tossicodipendente.
Italiani. I carabinieri di Torino hanno arrestato tre ultrà bianconeri con l’accusa di aver messo a segno decine di rapine in banca in tutto il Nord Italia tra l’aprile 2008 e il gennaio 2009. Secondo l’accusa, la domenica i ladri-tifosi andavano allo stadio mentre negli altri giorni della settimana si dedicavano a furti e rapine. I tre agivano a volto coperto, armati di taglierino. Il bottino della banda supera i 140mila euro. Le indagini nei loro confronti non sono ancora concluse: i militari dell’Arma sospettano che dietro ad altri colpi in banca, di cui non sono ancora stati individuati i responsabili, ci siano gli ultrà juventini. Chissà quante volte avranno accusato i tifosi della squadra avversaria di aver rubato il risultato…

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