Passato 1. Viene dal passato il macigno più grosso di questa settimana. È la morte di Filippo Ambrosoli, figlio di Giorgio, avvenuta lunedì 28 proprio nel giorno della commemorazione del padre. Giorgio Ambrosoli era l’onesto avvocato, nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, ucciso da un mafioso nel luglio del 1979. «Difficile non pensare che trent’anni dopo Filippo abbia pagato ancora quel gesto di tremenda violenza che gli aveva portato via il padre e segnato per sempre la vita», ha scritto Mario Calabresi, direttore della Stampa, che era nell’Aula Magna della Bocconi nel momento in cui mamma Anna è stata raggiunta da questa nuova tragica notizia. Questa volta, a differenza di 30 anni fa, non ce l’ha fatta a reggere il dolore, ed è svenuta.
Passato 2. L’altra storia di cronaca che ci ha fatto guardare indietro nel nostro passato è questa. Il Giudice del tribunale di sorveglianza ha deciso che Gianni Guido, uno dei tre aguzzini che violentarono e uccisero Rosaria Lopez e che cercarono di uccidere Donatella Colasanti nella cosiddetta strage del Circeo, può tornare ad essere un uomo libero. La circostanza colpisce ancora a distanza di tanti anni perché dei tre, uno, Fabio Ghira, ha sempre evitato la giustizia, mentre un altro, lo ricorderete, Angelo Izzo, uscì in semilibertà quattro anni fa e seviziò e uccise la moglie e la figlia di un ex compagno di cella. Guido è evaso ed è stato anche latitante, ma secondo il giudice ha ormai maturato le condizioni per essere reintegrato nella società.
Perizia. Clamorosa l’evoluzione del processo per la morte di Chiara Poggi, che ha come unico imputato il suo ex fidanzato Alberto Stasi. Due anni dopo l’assassinio il perito nominato dal giudice di Vigevano ha smantellato tutte le prove scientifiche elencate dal Ris. Il possibile risultato è che Alberto vada verso l’assoluzione. In particolare le circostanze decisive riguardano le scarpe sporche di sangue, l’ora della morte e il computer. Ma dalle 146 pagine emerge un quadro molto diverso da quello dipinto finora dall’accusa. Ciò che manca ora è una pista alternativa per spiegare l’omicidio. Ed è però anche vero che tutti gli sforzi sono stati concentrati sull’ipotesi di Alberto colpevole.
Pizzo. Un boss emergente della camorra, Antonio Cristofaro, che è stato arrestato, aveva un coccodrillo. Faceva molto effetto a quelli che venivano a portare il pizzo nella sua casa del casertano. L’animale viveva sul terrazzo del condominio, senza troppi fastidi per gli altri inquilini.
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