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Gaza, Pax Christi: le barche dei pacifisti fanno breccia

La missione di pace e solidarietà di 44 pacifisti internazionali è andata buon fine: sono riusciti a raggiungere la costa della Striscia di Gaza senza l'ostruzione della Marina israeliana. Ecco il commmento a caldo del Movimento cattolico per la pace

di Redazione

“Abbiamo dimostrato che la storia viene fatta dalla gente comune, e che la pace è possibile”, ha detto Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano a bordo di una delle due imbarcazioni (Free Gaza e Liberty) con 44 internazionali salpate venerdì scorso da Cipro verso Gaza, quando sabato pomeriggio hanno potuto finalmente attraccare nel piccolo porto di Gaza, accolti da una folla commossa e festosa e dal Comitato popolare contro l’assedio che li aveva invitati insieme ad una decina di Ong palestinesi.

Queste due barche, ma soprattutto questi coraggiosi costruttori di pace, non hanno solo ‘rotto l’assedio’ perpetrato da Israele ai danni della popolazione di Gaza, ma anche hanno per lo meno intaccato il muro mediatico innalzato contro le informazioni che giungono dalla Striscia di Gaza, territorio palestinese che, come la Cisgiordania, permane sotto il totale controllo d’Israele.

Tra i 44 pacifisti arrivati a Gaza c’erano l’israeliano Jeff Halper, una suora di 81 anni, una sopravvissuta all’olocausto di 84 e la giovane cognata di Tony Blair: hanno preso sul serio le leggi  sul diritto alla navigazione in acque internazionali, e per una volta, o per la prima volta dal ’67, la  legalità ha vinto sulle armi e sulla legge del più forte. Olmert e la Livni hanno dovuto cedere: questa volta con l’uso della forza Israele avrebbe fatto brutta figura di fronte al mondo.

“Siamo stanchi dell’inerzia della comunità internazionale, è ora che qualcuno si muova per cercare di frenare questo lento genocidio di innocenti. Cercando di rompere l’assedio, vogliamo restituire ai palestinesi una parte della loro libertà negata. Israele non ha alcun diritto di ostacolarci, di impedire a persone pacifiche di raggiungere Gaza navigando su acque internazionali e palestinesi, soprattutto dal momento che Israele ha dichiarato che a Gaza non c’è più occupazione”, ha commentato ancora Arrigoni.

E allora con le ‘peace boat’ non sono solo arrivati medicine, protesi acustiche e palloncini, ma la voglia di testimoniare ai palestinesi di Gaza che il mondo sa cosa devono subire, che il velo dell’ipocrisia militare non incanta tutti; agli israeliani, che il rispetto delle regole internazionali vale per tutti e porta frutto, a dispetto delle reazioni scomposte di ebrei americani e israeliani che temono la pace forse perchè non la collegano con la sicurezza per ogni abitante della Terra santa. A tutti, che con la nonviolenza si può osare la pace.

Noi di Pax Christi appena rientrati con diversi gruppi di volontari dalla Palestina, ci stringiamo a Vittorio e agli altri di Free Gaza, godendo l’immensa gioia di vedere come la nonviolenza può vincere sul sopruso del violento. L’augurio che facciamo loro, è che possano gettare le reti al largo delle coste di Gaza insieme ai pescatori palestinesi, che riescano a  portare con loro quegli ammalati che necessitano di cure impossibili da avere a Gaza, come si sono prefissi di fare. E che si moltiplichino le barche della pace come le loro. Ci chiediamo con amarezza quando i nostri media, che anche stavolta hanno volutamente taciuto questa vittoria della giustizia e della pace, annunceranno che anche il governo italiano riconosce e sostiene i progetti di effettivo processo di pace. Perché l’azione di Free Gaza non è stata una provocazione, ma semplicemente un atto di limpida, coraggiosa e civile riappropriazione del diritto alla solidarietà umana, in nome del rispetto della giustizia.

Don Nandino Capovilla
Campagna Ponti e non Muri

www.paxchristi.it

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