Mondo
Genitori, ma non complici
In Cina spesso ai dissidenti, per punizione, tolgono i figli. Adottare un bambino cinese quindi potrebbe voler dire farsi complici di violazioni dei diritti umani.
di Redazione
Moratoria a tempo indeterminato delle adozioni internazionali di bambine e bambini cinesi. Mobilitazione della società civile e dei mass media per diffondere la consapevolezza sulle inaccettabili politiche demografiche della Cina. Iniziative del governo italiano verso le istituzioni europee e internazionali, per una pressione politica sulla Cina. Sono questi gli obiettivi della campagna Genitori sì, complici no promossa da decine di associazioni familiari e già sottoscritta online da più di mille cittadini (www.genitorisicomplicino.org).
Da anni dalla società civile cinese giungono allarmi sulla situazione dei bambini allontanati dai genitori per vari motivi e sul pericolo che le adozioni internazionali possano servire per punire adulti ritenuti pericolosi. In tal modo i figli di minoranze riottose, di dissidenti e di condannati al carcere (o alla pena di morte) sono stati avviati all?adozione internazionale non per rispondere alla loro necessità di avere genitori, ma per punire e intimorire i loro genitori.
«Ci sono Paesi le cui responsabilità in materia di diritti umani non possono essere sottovalutate», sottolinea Marco Scarpati, presidente di Ecpat Italia, che ha aderito alla campagna. «È il caso della Cina, che sui diritti umani agisce come se fosse un piccolo Paese del terzo mondo». «Si tratta di una battaglia fondamentale, che però non deve ricadere sui bambini per i diritti dei quali ci battiamo», precisa Luca Jahier, responsabile dei rapporti internazionali delle Acli. «Infatti in parallelo promuoveremo una campagna per l?adozione a distanza dei bambini cinesi».
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