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Giochi a tutta pagina
La rassegna stampa di oggi. Le Olimpiadi dominano. Ed è il giornod elel scintille tra Cina e Bush
di Redazione

Ferragosto in vista, e anche la nostra edicola si prende qualche giorno di pausa. Vi aspettiamo presto alla ripresa della rassegna stampa, grazie dell’attenzione che avete riservato a questa nuova iniziativa. (Franco Bombrezzi)
Oggi è il grande giorno, finalmente le Olimpiadi, con la cerimonia di apertura a Pechino. I quotidiani oggi dedicano ampio spazio alle polemiche sui diritti negati e allo scontro Usa-Cina, nonché all’atteggiamento degli atleti.
Grande titolo per la Repubblica: “Giochi, la Cina sfida Bush”. La cronaca è molto diffusa e si dipana fra tensioni cino-americane (ma Federico Rampini, giustamente, fa notare la sostanza: è la prima volta che un presidente americano assiste all’inaugurazione di Olimpiadi fuori dagli Usa) e tensione sportive: Leonard Cohen: “Quella voglia di medaglie” (un inizio molto significativo: Finalmente si corre. Finalmente si pedala. Finalmente si duella”). Nelle pagine interne Rampini: “Niente lezioni sui diritti umani” la Cina respinge le critiche di Bush: secca la risposta del portavoce del governo cinese: “Ci opponiamo con fermezza a qualunque dichiarazione o gesto che interferisce negli affari interni degli altri paesi con pretesto dei diritti umani, della religione o di latri argomenti”. Per il resto, Repubblica dà un rapido resoconto delle polemiche con il Cio, delle intenzioni dimostrative, poi rientrate, di Antonio Rossi, che voleva indossare un segno di protesta…
Interessante l’articolo de Il Corriere della Sera sui 126 atleti che hanno firmato la petizione per il Tibet pubblicato ieri dell’Herald Tribune. Di questi 40 gareggiano a Pechino e una è italiana, Antonietta Di Martino. La raccolta era stata organizzata il 1° giugno in occasione del meeting di Berlino. Ma la Di Martino dice di essere convinta della scelta e di non fare nessuna marcia indietro. L’iniziativa di Sport for Peace è sostenuta da Amnesty International. Per il resto il titolo del Corriere è dedicato alla risposta cinese a Bush: «sono affari interni, non occupartene». Le pagine sportive dedicate ai giochi sono oggettivamente un affannoso campionario di ovvietà. Segnaliamo solo la curiosità messa in luce ieri da Italia Oggi: la Rai sarà presente a Pechino con 145 inviati. Ci volevano proprio tutti?
Il Giornale titola: “Al via le olimpiadi delle polemiche. Gli atleti in campo. Contro la Cina”. Servizi a pagg. 2,3 4, 5 e pag. 39. 127 campioni scrivono a Hu Jintao «rispettate i diritti umani, fermate le pene di morte». Bush e Sarkozy duri verso il regime che risponde «Non interferite». Frattini smorza i toni e rinvia: «non è questo il momento e il luogo per certe discussioni, meglio aspettare il G8 della Maddalena». E gli estremisti islamici minacciano attentati con nuovi video on line. Una breve informa che Pechino ha dato l’ok all’Iran per le centrali nucleari. Fra le curiosità: la squadra degli Emirati ha come portabandiera una donna: una rivoluzione. Si tratta di Sheika Rashid al Maktoum, figlia del primo ministro. Yao Ming, mister 17 milioni di euro (entrate annue) porterà il vessillo della Cina. Degno perchè incarna i valori dello sport, anche se è ricco.
“L’ira della Cina su Bush: «Non prendiamo lezioni»”. Così titola in apertura La Stampa, sottolineando che quelle che si aprono oggi sono “le Olimpiadi delle polemiche”. La cronaca è centrata sulla famiglia Bush, con George che da Bangkok ha chiesto più libertà religiosa e rispetto dei diritti umani in Cina (la risposta di Hu Jintao è stata appunto «il nostro governo è già impegnato su questo, non accettiamo nessuna intromissione nei nostri affari interni») e Laura che sbarca a Pechino avvolta in uno scialle Karen dopo essere stata nel campo profughi di Mae La per esprimere solidarietà alle vittime della Birmania. Qui ha incontrato la dottoressa Cynthia Maung, detta la madre Teresa birmana, di etnia Karen, che appunto garantisce assistenza ai profughi birmani. Segnalata anche l’iniziativa di Sarkozy, che si è presentato a Pechino con una lista di detenuti politici su cui chiede sia richiamata l’attenzione e – come sul Corrierei – la lettera aperta degli atleti per il Tibet libero.
Appuntiti i due commenti che in prima accompagnano la cronaca: “La cerimonia cancella il 900, Mao compreso”, di Andrea Malaguti e “Gli struzzi italiani”, di Riccardo Barenghi. Malaguti, dalla presentazione della cerimonia di apertura, riporta la “quasi gaffe” del regista Zhang Yimou: nella carrellata storica sulla Cina che ci sarà oggi c’è la carta, la scrittura, la seta ma è completamente assente il Novecento. Perché maestro?, gli chiedono. «Il mio intento era quello di sottolineare le nostre eccellenze». Come dire, pensano maligni tutti i giornalisti presenti, «che la Cina del 900 eccellenze non ne ha prodotte. Ma nessuno osa». Barenghi sottolinea come mentre i due «fari» di Berlusconi, Bush e Sarko, pur andando in Cina hanno inviato in queste ultime ore messaggi forti a difesa dei diritti umani, «noi niente, ci mancherebbe. Berlusconi ha candidamente spiegato che a Pechino non ci andrà perché lì ci sono 50 gradi. E dire che sulla libertà ci ha costruito sopra la sua immagine e le sue vittorie politiche».
«Libertà e diritti umani scuotono la Cina», apre Avvenire. Anche qui cronaca sulle posizioni di Bush, Sarkozy e Frattini. Interessanti, su Avvenire, i box. Scopriamo così che le due Coree, che a Sydney e ad Atene avevano sfilato sotto un’unica bandiera, oggi torneranno a sfilare in due gruppi distinti, dopo l’elezione a Seul a febbraio del nuovo presidente conservatore Lee Myung-bak, fautore della linea dura contro Pyongyang. Ad Assisi invece ci sarà oggi una manifestazione pro Tibet organizzata dall’Anci dell’Umbria e a cui interverrà anche il vescovo Domenico Sorrentino.
Cina in prima come logico sul manifesto con il primo piano di una bambina che sta scattando una foto e il titolo “La Cina vicina”. “Si aprono oggi i giochi olimpici di Pechino tra polemiche e minacce. La Cina replica duramente a Bush sui diritti umani. E un’organizzazione islamica annuncia via web attentati terroristici. Ma la grandiosa macchina dello sport internazionale è pronta a partire. Trentamila giornalisti accreditati”. Al tema sono dedicate ben quattro pagine e un fondo in prima di Marco d’Eramo dal titolo “Occidente ipocrita”. Si legge «Sia chiaro: che la Cina non rispetta i diritti umani è il segreto di Pulcinella (…) Chi voleva poteva parlare quando fu presentata (e accettata) la candidatura di Pechino. Ma allora tutti tacquero, pur mugugnando sui diritti umani. Proprio allora prese il via la gara di (duplice) ipocrisia». La prima che viene ricordata è che mentre in Iran in parlamento siedono anche oppositori e c’è meno censura alla tv satellitare, lo stato iraniano non ha certo la potenza economica cinese, mentre la seconda ipocrisia è che appare sempre più chiaro che la libertà che interessa all’occidente è «quella di proprietà privata. Putin e Hu Jintao non saranno sinceri democratici, ma finché garantiscono il diritto di proprietà privata e libertà ai mercati, sono comunque dalla nostra parte. Que la fête commence!»
Interessante l’intervista a Qiu Xiaolong, scrittore cinese di gialli che vive negli Stati Uniti, ma i cui libri, dopo qualche aggiustatura vengono venduti anche in Cina. Nell’intervista Xiaolong fa una netta distinzione tra ciò che è sport e ciò che non lo è: per lui le polemiche sul Tibet e i diritti umani non vanno mischiate con lo sport «il rischio è offuscare entrambi gli aspetti».
L’espresso pubblica un articolo di Minxin Pei dal titolo “dopo le Olimpiadi i veri giochi” in cui il giornalista sostiene che, come in altre Olimpiadi passate (Germani 36, Messico ’68, Urss ’80) è normale che prima dei giochi ci sia stato un rafforzamento del controllo statale, ma il vero cambiamento, anche politico, arriverà dopo. “Le Olimpiadi” si legge “non cambieranno la Cina, ma la Cina cambierà, nonostante le Olimpiadi”. Forse, continua Minxin, la legittimità del Partito uscirà rafforzata, ma il fatto che questo debba ospitare un evento sportivo così dispendioso per dar lustro alla propria immagine è prova sufficiente che la sua autorità è incerta o in pericolo. Insomma, l’opinione pubblica autonoma dal governo si sta formando anche a Pechino, e non potrà che continuare a crescere.
E inoltre sui quotidiani di oggi:
La Repubblica – “Pane e pasta, aumenti ingiustificati”: L’accusa è di mr. Prezzi, Antonio Lirosi, ampiamente diffusa nelle pagine interne. Se ne occupa Laura Troja che riporta la constatazione di Lirosi: gli aumenti anche del 50% di pane e pasta “non trovano più giustificazione nell’andamento del mercato delle materie prime, che da tre settimane ha iniziato una fase di discesa”. Bravi a far salire, molto meno bravi a far scendere i prezzi, insomma. Almeno la benzina ha cominciato una lievissima diminuzione. Lirosi annuncia “una forte azione di controllo per evitare che qualcuno possa speculare, tenersi il grano e scommettere su un rialzo delle quotazioni” (a pagina 23 Repubblica fa anche un’inchiesta sui buoni pasto, rimasti fermi e ormai non più sufficienti per il pranzo).
La Repubblica/2 – “Film sugli ex Br con fondi dello Stato Bondi: offensivo, non accadrà più”. Il film, diretto da Gianfranco Pannone, sarà presentato domani a Locarno. Bondi l’ha visto in anteprima e accusa: “offende la memoria delle vittime, dà voce esclusivamente ai protagonisti di un’ideologia criminale”. Insomma la par condicio anche nel cinema. il direttore generale per il cinema dei Beni culturali, Gaetano Blandini, si scusa, mentre Giovani Berardi dell’associazione delle vittime: “a noi ci negano le pensioni e loro hanno sostenuto un film dove a parlare sono ancora una volta i brigatisti”. Lo sceneggiatore e coautore, Giovanni Fasanella: “non mi accodo a quelli che dicono che i terroristi non hanno diritto di parola, al contrario sul terrorismo ci sono un sacco di cose da scoprire” (sul giornale è pubblicato anche un articolo di Salvatore Settis, “Il Belpaese senza soldi” in cui critica la riduzione di fondi ai Beni culturali e ragiona su come risolvere il problema).
Corriere della Sera – Inchiesta sugli hospice. Ben fatta e completa. L’idea: luoghi dove non si fa accanimento terapeutico, la Lombardia è avanti anni luce rispetto al resto d’Italia, solo Lazio ed Emilia stanno a ruota. Il terzo settore gestisce un hospice su tre.
La Stampa – Su Brunetta, titolo a pag. 13. «Scoppia la guerra di cifre sui dipendenti in mutua», con la Cgil che contesta il –37% di assenze nel luglio 2007 sul luglio 2006. Il giro di vite ha fatto tremare soprattutto il Cnel –77%, mentre al ministero dell’ambiente i malati aumentano del +2%. Secondo i calcoli ministeriali «le assenze per malattia si starebbero attestando verso un dato paragonabile a quello del settore provato: 10,6 gionri l’anno nel pubblico contro i 9,6 del privato)».
La Stampa/2 – Scuola: Tremonti nomina un comitato di verifica tecnico finanziaria composto da sui uomini per affiancare la Gelmini nel mega piano di tagli previsto per la scuola nei prossimi tre anni: meno scuole (1600 accorpamenti), meno insegnanti (meno 87mila docenti e 43mila impiegati), meno risorse per l’autonomia scolastica (560milioni di euro).
Il manifesto – Interessante il servizio dedicato al massacro degli albini in corso in Tanzania. Nelle regioni intorno al lago Vittoria almeno 50 albini sono stati uccisi in un anno da persone armate di coltellacci che volevano i loro organi per farne pozioni magiche. Un turpe traffico diretto da sciamani e polizia. Un sito italiano, www.albinismo.it racconta del raduno degli albini che si è tenuto a Dar es Salaam a maggio e diverse associazioni si interrogano sulle cause che hanno riportato in auge i sacrifici umani. Associazioni in difesa degli albini sono presenti in diversi Paesi africani come il Senegal e la Tunisia e poi in Burkina Faso e tutte le associazioni si sono strette agli albini della Tanzania che sono oggi nel mirino. L’Oms comunque ha riconosciuto l’albinismo un handicap di natura dermatologica e oftalmologico.
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