Non profit

Giorgio Vittadini: «È ora di quotare la gratuità»

Il presidente della Fondazione Sussidiarietà: «Solo così la politica può capire»

di Redazione

Se non si rimette il volontariato al centro del modello economico, non si va da nessuna parte. È chiaro e lineare il pensiero di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione della Sussidiarietà. Proprio per dar forza a questo pensiero che Vittadini stesso aveva invitato all’ultimo Meeting di Rimini Lester Salamon. «La gratuità è una leva imprescindibile per lo sviluppo. Specie oggi, che i modelli liberal sono falliti», spiega.
Che rapporto c’è tra gratuità e sviluppo?
Dobbiamo smettere di guardare all’esperienza di volontariato come a una bella esperienza marginale. Il volontariato è una dimensione che attraversa tutto l’agire umano, in particolare l’agire che produce impresa. L’origine è la stessa: ci si muove per un desiderio di costruire qualcosa che è per il bene di tutti, per rendere migliore la vita degli uomini e di se stessi. È un desiderio non ridotto, fattore primo di ingegno, conoscenza, creatività, imprevedibile capacità di generare novità. Se si dimentica questa radice, l’intero sistema implode. Ed è quello a cui stiamo assistendo oggi.
Ma qui si parla di valutare il peso economico del lavoro volontario…
È un passaggio fondamentale. Oggi senza l’azione volontaria tantissimi bisogni resterebbero senza risposta. E lo sarà sempre di più nel prossimo futuro. Si sbaglia se si pensa che si tratti di azioni in fondo non indispensabili. Se ad esempio guardiamo all’invecchiamento delle persone, scopriamo che si allunga la speranza di vita, ma crolla la qualità. Se alle cure mediche non corrisponde un tessuto solidale che “curi” la tristezza della solitudine, non avremo certo aggiunto benessere alla nostra società. Avremo solo prolungato delle esistenze prigioniere di una disperazione. La stessa cosa potremmo dire dell’ambiente.
In che senso?
Non c’è nessuna misura dall’alto che potrà garantire la salvaguardia del nostro territorio. È solo l’azione gratuita e consapevole di chi lo abita che può ribaltare la situazione ed evitare i disastri a cui stiamo assistendo in questi anni. In Trentino c’è ancora la giornata in cui le persone vanno gratis a tagliare la legna nei boschi del demanio. È un’azione volontaria che diventa decisiva per la tenuta in questo caso del territorio. Chi partecipa a quel gesto è consapevole della sua portata, non solo simbolica, ma anche materiale.
Cioè una portata economica. Che bisogno c’è di accentuare questo fattore economico. In fondo il beneficio è chiaro…
È importante perché la politica deve imparare a quantificare questo apporto. Altrimenti tutti i meccanismi decisionali continueranno a prescinderne con le conseguenze nefaste che abbiamo visto in questi anni: tante belle parole di principio che non si stringevano mai in scelte concrete di rafforzamento del volontariato e dell’impresa sociale. Ci si nasconde dietro l’alibi dei costi che queste scelte comporterebbero, chiudendo gli occhi davanti all’evidenza del formidabile rapporto costi benefici che il volontariato comporta. È sulla sua capacità di innovare e di prendere iniziativa che si fonderà quel welfare attivo che è l’unico welfare possibile per il futuro. Per questo quotare il lavoro volontario è fondamentale, se non vogliamo restare travolti dal crollo di un modello che è fallito e che sta producendo impressionanti disuguaglianze sociali.

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