Non profit

Giovane e in rete. Per migliorare serve capacità di ascolto

Il manager Pier Mario Vello

di Redazione

Pier Mario Vello dal 2006 è il Segretario Generale di Fondazione Cariplo. Ha il compito di coordinare la macchina organizzativa, che sotto la sua guida, in questi anni, è cambiata, e molto.
Quali sono state le linee di sviluppo?
Siamo cresciuti, anche numericamente, passando da un organico di 39 persone a 58, proporzionatamente anche all’attività che svolgiamo: nel 2006 erogavamo contributi per 164 mln di euro; siamo arrivati a 211 mln; eppure abbiamo mantenuto un rapporto molto basso tra attività svolta e costi della struttura (che pesa solo il 2,1%) Lo staff ha un’età media al di sotto dei 40 anni, formato e preparato per svolgere al meglio la selezione, la valutazione, la rendicontazione dei progetti, cercando il giusto equilibrio tra costi, tempi e qualità del lavoro. Per migliorare, abbiamo aperto il confronto con le altre fondazioni a livello internazionale, cercando di imparare. E anche con iniziative di self assessment; in pratica ci siamo guardati dentro, a fondo, e fatti valutare nel nostro lavoro dagli esperti del programma internazionale EFQM, che ci hanno aiutato a mettere a fuoco i nostri “difetti” e i margini di miglioramento. Ci siamo sottoposti a indagini di percezione e notorietà, e di customer satisfaction.
Che impatto ha avuto la crisi sulla vostra attività?
Negli ultimi anni il livello delle erogazioni si è sempre attestato attorno ai 190 milioni di euro l’anno. L’obiettivo era quello di non far mancare il nostro apporto nei momenti di difficoltà, facendo anche ricorso alle riserve. Gli enti si trovano sempre più in difficoltà, e i bisogni emergenti aumentano. È molto difficile rispondere alle necessità di ciascuno: ogni problema, ogni attività, ogni progetto ha certamente un valore sociale; la selezione diventa quindi più difficile. È possibile solo ancorandola a criteri chiari che ho condiviso con le organizzazioni non profit.
Come si immagina la Fondazione fra altri 20 anni?
Proprio come una persona: a vent’anni si è giovani, intraprendenti. Ed è consentito sperimentare e, magari, anche sbagliare. A quaranta si è maturi ed esperti. Magari servirà un po’ di creatività. A questa penseranno gli enti non profit con cui lavoriamo, sempre pronti con nuove idee.

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