Politica

Giulio Sapelli

ll futuro è una città gateway

di Redazione

moderno, una strada giusta per far diminuire questa disuguaglianza. È un piano che fa leva sulla sussidiarietà. E invita a ridefinire dal basso la città: è bottom up e non top down. Certo, deve puntare anche ad una ripresa sul piano lavorativo, anche dell’industria manifatturiera di qualità. Milano, a differenza di Torino, ha la fortuna della polisettorialità.
Sembrerebbe una storia del passato?
Lo è se non si vince una dicotomia che Milano ha sofferto in modo terribile in questi decenni. È il dualismo tra economia e cultura. Ed è una colpa degli intellettuali che si sono preoccupati solo di un’istituzionalizzazione della cultura. La parabola delle università milanesi ne è l’esempio.
Tremonti ha suggerito un modello Dublino: una no tax area per attrarre investimenti…
Mi sembra una buona idea. Il carico fiscale per chi fa impresa è spaventoso e tutti i modelli dimostrano che con un carico sopra il 30% l’economia non cresce. Rendere Milano attrattiva da questo punto di vista è una scelta intelligente. A patto che la governance dell’operazione non finisca in mano alle banche creando nuovi conflitti d’interesse. Bisogna dare fiducia a quei nuovi operatori che in questi anni hanno puntato con successo su nuovi segmenti della finanza. A Milano non mancano di certo?
A proposito di innovazione. Che cosa ne pensa del Fondo famiglia lavoro voluto dal cardinal Tettamanzi? Un’idea legata alla congiuntura della crisi o da tener viva sempre?
È stata una bellissima esperienza. Spero si possa dimostrare in questo 2011 che uno strumento così vive anche solo per il senso civile e la generosità dei cittadini. Certamente è un modello da perseguire. D’altra parte non ci si deve dimenticare che Milano è uno dei posti più ricchi al mondo ma è anche una delle maggiori concentrazioni di volontariato che si conosca. Se vuole tornare ad essere traino, su questo deve puntare.

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